Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{)!LBIANCO ~ILROSSO ikiiiiil•t;i e incerto e un appello sfrenato àll'individualismo è vincente. Le elezioni sotto questo profilo non segnano una svolta ma rivelano la realtà dell'Italia: l'Italia del «particulare» come lo chiama Guicciardini, in cui la mentalità più diffusa è quella dei sudditi che vogliono una guida sicura, non dei cittadini che vogliono assumersi la responsabilità delle loro scelte e del loro futuro. È triste sotto questo profilo che la prima reazione visibile del!'episcopato italiano sia stata quella di un invito a quel che resta della Dc a fare i conti con i vincitori, mettendo in ombra, a me sembra, quella esigenza fondamentale della presenza cristiana in politica che si riassume nel «principio di non appagamento», nella tensione costante verso traguardi più elevati di convivenza, più coerenti con le esigenze della solidarietà cristiana. Per decenni questo paese è stato rappresentato da un sistema in cui la Dc ha avuto un ruolo centrale: non è un merito di poco conto quello della Dc di aver interpretato democraticamente questa Italia profonda, moderata conservatrice e civilmente pigra, ma è un limite quello di non averla cambiata e fatta crescere. Il limite è anche degli altri partiti: abbiamo avuto una «repubblica dei partiti» non una «repubblica dei cittadini». La coscienza civica non è stata formata: si sono coltivate le appartenenze particolari non il senso dello Stato e il rispetto della legge; si sono piegate da tutte le parti le istituzioni agli interessi di partito ed ora la fragilità della cittadinanza italiana emerge in piena luce. La destra vincente è lo specchio di questa realtà; Berlusconi con una iniziativa geniale è riuscito a saldare in uno schieramento elettorale, precario ma vincente, l'egoismo del Nord che rifiuta la solidarietà nazionale, con le logiche clientelari del Sud che hanno trovato canali nuovi nel riciclato Movimento sociale. Se questa analisi, qui appena abbozzata, ha qualche fondamento occorre certo una risposta politica, con una opposizione severa e costruttiva che incrini e metta in crisi lo schieramento vincente; ma occorre anche una azione di grande respiro nelle fasce più profonde della società italiana. Qui a mio avviso è il compito più vero dei cristiani in collaborazione con tutte le forze sane di questo paese: far crescere e maturare le coscienze, il senso civico, il senso dello Stato, con i comportamenti quotidiani. Non serve nè recriminare, nè chiudersi in sterili catastrofismi: la storia non si ripete mai uguale a se stessa; l'idea di un fascismo alle porte è un alibi che può portare solo al disimpegno o a un pericoloso ribellismo guai se la sinistra fosse tentata di ripercorrere la via della mobilitazione delle piazze per opporsi al governo e ai provvedimenti che adotterà. Serve invece lavorare e impegnarsi non solo nella politica ma nella società italiana. . . . . . '":· . .•• : . ' .~. ' : . . . . -~· ... : .• . . ·-. . . 5

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