Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{)~BIANCO W,,ILROSSO • WXMM~•H~•lt4° 1~•8 di determinate aree geografiche, ma con metodi capaci di dare la priorità ai bisogni delle persone in maggiore difficoltà. Perciò la lotta contro l'esclusione sociale ha costituito la tappa più avanzata delle strategie di lotta contro la povertà, proprio perché ha posto al centro dell'attenzione la necessità di correggere le dinamiche di messa in difficoltà di un numero crescente di persone. Nasceva in quel tempo il concetto di «nuovi poveri», un concetto che stava a significare che poteva capitare a tutti, non solo agli operai ed ai lavoratori non qualificati, ma anche ai professionisti ed ai quadri di azienda di ritrovarsi in estrema difficoltà. Oggi, come sarà illustrato da successivi interventi, la Cee dispone di una vivace e differenziata serie di esperienze, collegate tra loro proprio dalle strategie di lotta contro l'esclusione sociale. Si tratta di esperienze, che si inseriscono pienamente nel normale tessuto dello sviluppo socioeconomico con l'obiettivo di correggere - per quanto possibile ed in un contesto certamente non favorevole - i limiti strutturali che riproducono meccanismi di messa in difficoltàdella gente più debole. Così dunque il riferimento all'esclusione sociale ha una chiara radice storica, ma ha anche bisogno di essere approfondito. Anche perché le vecchie idee sulla povertà come eterno fenomeno residuale di una società fondamentalmente buona, possono ricomparire, in altro modo, anche nel dibattito attuale. Uno dei ragionamenti più insidiosi in questo senso viene fatto in sede di aggiustamenti strutturali, quando si riconosce che questi comportano forti difficoltà per le fasce deboli della popolazione, e perciò si prevede di creare dei fondi speciali a queste riservati. La sostanza di questo ragionamento è che esisterebbe un sol modo per far rifiorire l'economia, quello che si basa sui soggetti economici forti. Con la più grande naturalezza si finisce, insomma, con il sostenere che il modo più serio di lottare contro la povertà e sostenere i soggetti già forti e che, se vi sono fenom~ni di esclusione sociale, questi vanno recuperati con 49 fondi di natura ancora una volta assistenziale. Ma contro questo rinnovato emergere dell'assistenzialismo (paradossalmente promosso proprio da chi si dice fautore di una vera economia di mercato) è ormai sempre più evidente, proprio attraverso le esperienze oggetto di questo incontro, che l'esclusione sociale è una scelta strutturale che si colloca a monte delle dinamiche economiche e che essa non solo non è necessaria, ma che finisce con il privare la società di enormi potenzialità di sviluppo. Non esiste una società buona ed economicamente sana nella quale si tratterebbe di includere, non si sa bene come, anche quelli che continuano a restarne esclusi. L'esclusione sociale è invece una vera e propria limitazione strutturale che rende incapace la società di utilizzare adeguatamente le sue risorse umane, materiali e culturali. La società basata sulla esclusione sociale appare sempre di più come una società monomaniaca, malata di economicismo, incapace di differenziare e diversificare le proprie dinamiche e perciò condannata a involversi nella spirale di violenza e impoverimento che la caratterizza. Ma proprio esperienze come quelle della Cee sembrano mostrare che sono possibili alternative, che l'esclusione sociale si può correggere e si possono moltiplicare le opportunità di sviluppo per l'insieme della società. Consentitemi di concludere, riprendendo per un istante le considerazioni iniziali sul bisogno di ritrovarsi. In un momento come l'attuale, e di fronte all'enormità delle cose da fare, ricette consolidate e rassicuranti - se mai sono esistite - nessuno è in grado di esibirle e nessuno strumento - in sè - può essere considerato vincente, esclusivo, esauriente. Meno che mai, quelli cui abbiamo fatto riferimento or ora. Si tratta, dunque, di procedere per abbozzi, aggregazioni, sintesi - se possibile. Perciò il bisogno di confrontarsi per cambiare è vitale: per riaprire molti spazi e consolidare quelli che ci sono. Soprattutto - come oggi - non da soli.

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