Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

ATTUALITÀ Elezioni:disvolta odiveracontinuità? di Pietro Scoppola - n molti, il 29 mattina, di fronte al risultato defini- i tivo del voto, abbiamo avuto la sensazione di non essere più nello stesso paese, di essere diventati quasi estranei in casa. Siamo estranei ora o non conoscevamo, prima, la realtà del paese? Forse il voto rivela l'Italia a se stessa; non cambia, non modifica, ma rispecchia una realtà esistente e - profonda. Credo che per capire il significato di questo voto si debba ragionare su due livelli. Il primo è quello immediatamente politico. Quasi tutti i commenti sono rimasti su questo piano. Su questo piano si pone anzitutto una domanda: è stato giusto imporre con i referendum elettorali il passaggio dal proporzionale all'uninominale maggioritario? Non credo che si debbano avere rimpianti: il sistema politico fondato sul proporzionale era ormai così corrotto da non poter sopravvivere. In più va sottolineato che la legge di attuazione dei referendum è stata quanto mai infelice; è alla legge e non ai referendum che vanno imputati molti degli inconvenienti della ultima campagna elettorale, in assenza di un doppio turno la polarizzazione è stata radicale fra destra e sinistra, sono state sacrificate le mezze ali; non è stata data agli elettori la possibilità neanche indiretta di una scelta di governo. Altri effetti negativi sono venuti dalle scelte dei partiti: la Dc (poi Partito popolare italiano) atte4 standosi al centro ha contribuito alla radicalizzazione; aggiungiamo pure che la insistenza della presidenza della Cei sulla unità politica dei cattolici ha avuto la sua parte in questa scelta centrista tardiva e non più compatibile con un sistema maggioritario. Nonostante la radicalizzazione degli schieramenti gli elettori hanno di fatto ragionato come si ragiona in una scelta binaria: da una parte o dall'altra, così è stato tolto o ridotto, alla sinistra come alla destra, l'apporto qualificante di una componente cattolica. Dal suo canto la sinistra ha le sue evidenti responsabilità per aver ceduto alla logica del fronte unito non compatibile con la conquista del centro. Le formazioni minori del polo progressista dividendosi nelle liste proporzionali non hanno raggiunto il quorum prescritto del 4% e hanno fatto perdere alla sinistra nel suo insieme alcune decine di seggi. Ma detto tutto questo rimane il problema di fondo - e siamo così al secondo livello di analisi e di riflessione-: il paese si è rivelato in queste elezioni per quello che è nel profondo. Un paese che si è illuso di poter uscire dalle contraddizioni e dalla crisi del vecchio sistema senza grandi sacrifici, che ha accolto per valido l'appello televisivo di un uomo che al vecchio sistema è legato ma che promette un nuovo miracolo economico; un paese in cui il senso della solidarietà è debole

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