i)!LBIANCO ~ILROSSO • 11 1;.-m• a;J L'identitcàristiana è liberazionceoncretao, non è L a rottura dell'unità politica dei cattolici dopo il 1947 avvenne per la prima volta in Sicilia con la fondazione dell'Unione siciliana cristiano sociale nel 1958 in seguito alla formazione del governo regionale di Silvio Milazzo. Ancora prima del Concilio i cristiano sociali siciliani rivendicarono autonomia in campo politico e sociale perché temevano l'equivoco di una Dc diventata l'espressione politica della Chiesa che poteva con i suoi errori compromettere la Chiesa stessa. La convinzione, che era stata di Sturzo, che potevano esistere diversi partiti di ispirazione cristiana e poi le motivazioni politiche, quali il rifiuto di un modello di sviluppo cap_italistico,appoggiato dalla Dc, che relegava la Sicilia ai margini di questo sviluppo e la necessità di realizzare la piena democrazia attraverso l'autonomia degli enti intermedi come modalità fondamentale di partecipazione democratica e di sviluppo furono determinanti nella configurazione della nuova forza politica. La fine della discriminazione a sinistra da loro proposta non significava accettazione dell'ideologia marxista, quanto piuttosto tentativo di mettere alla prova, in una democrazia ormai stabilizzata, la sinistra nella difesa di una autonomia progressista di partecipazione popolare e di sviluppo contro il centralismo istituzionale e il centralismo dei partiti che aveva portato alla partitocrazia e alla subordinazione della classe dirigente siciliana alla politica capitalistica dei monopoli. I cridi Francesco Michele Stabile stiano sociali siciliani tenevano ancora alla loro identità cattolica. Il problema oggi si pone in modo diverso. Si pone in questione, non solo l'unità politica dei cattolici, ma la necessità di una identità cattolica in politica. Ritengo che nello specifico politico non esista una identità cattolica specifica la quale dovrebbe comportare la necessità di una organizzazione politica dei cattolici. E questo non solo non regge sul piano teorico in quanto una religione che ha valore universale verrebbe circoscritta in una parte, ma sappiamo che l'unità politica nella 36 Dc è diventata fallimentare sul piano della credibilità religiosa quando si è voluto difendere a qualunque prezzo, anche con le scomuniche. D'altra parte, essendo ora cambiata la prospettiva di approccio a questi problemi che non parte più dalla difesa delle verità cattoliche o delle verità della legge naturale o dalla difesa degli interessi cattolici, quanto piuttosto dalla difesa dei diritti dell'uomo fondati sulla sua dignità, l'attenzione, credo, si è spostata sulla concezione antropologica. Il tema quindi dell'identità fondata sulla proposizione di valori e diritti deve essere ricondotto alla visione dell'uomo. Ma anche su questo è possibile all'interno una diversificazione tra chi ricostruisce una antropologia statica con una formulazione codificata ed esaustiva di valori e chi si rifà a una antropologia dinamica che sottolinea la realtà dell'uomo come vocazione e relazione che non può essere rinchiusa in schemi già definiti una volta per tutti, ma indica cammini di liberazione e di trascendimento. Se è vero che i valori sono determinanti nella vìsione che si ha dell'uomo, la formulazione storica dei valori è soggetta al condizionamento del tempo e della cultura. Non si può quindi definire astrattamente una identità cattolica che vada bene a destra o a sinista, ma bisogna invece verificare se questi valori rispettano realmente la crescita piena dell'uomo o diventano gabbie dentro cui chiudere l'uomo. Secondo la rivelazione biblica, Dio ci conduce per cammini di liberazione autentica e globale. Ma questa libera-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==