di formazione socio-politica della diocesi di Milano, il Cardinale aveva commentato le parole del Signore ci'- tate nella lettera pontificia al n. 8: «Senza di me non potete fare nulla» (Jo. 15,5). Applicando alla situazione presente la riflessione esegetica su queste parole tratte dal discorso dell'Ultima Cena in cui l'unione dei fedeli con Cristo viene paragonata a quella dei tralci alla vite (i primi non possono produrre frutto se non restano uniti alla vite) il Cardinale diceva: «Concludendo possiamo dire che dall'unità ontologicadogmatica (cioè prodotta dalla grazia e dalla fede), cristologica e pratica (cioè frutto della fedele sequela di Cristo) nacque nella vita di tutte le Chiese e di tutti i cristiani, ovunque si trovino insieme, un'unità di intenti nell'azione culturale, sociale e politica, da coniugare evidentemente in diverse forme, secondo gli abiti, le circostanze, le possibilità, evitando sempre le rivalità; le gelosie, le gratuite accuse, così da ritentare ogni giorno quell'impresa - che stava tanto a cuore a Giuseppe Lazzati - di trascrivere entro le regole e la categorie proprie della politica, considerata nella sua relativa autonomia, il ricco patrimonio di ideali, di aspirazioni, di progetti dei quali i cristiani sono depositari». Due punti emergono da queste citazioni: il pluralismo delle opzioni politiche può essere legittimo, ma l'unità è pure un valore da perseguire. a) Il pluralismo è presente nella Chiesa sin dal suo sorgere come una ricchezza, esso è frutto dello Spirito che distribuisce i suoi doni come vuole in ordine alla edificazione del Corpo mistico di Cristo. Lo ha ricordato il Papa rivolgendosi il maggio scorso ai Vescovi italiani: «Unproblema è la dicotomia fra pluralismo, nettamente marcato nelle Letture liturgiche, soprattutto quella degli Atti degli Apostoli, ed unità. Ci sono due strade due cammini che si devono sempre rispettare. Come arrivare all'unità da un certo pluralismo. Non perdere l'unità nel pluralismo, ma, d'altra parte come non perdere il pluralismo nell'unità. D!LBIANCO ~ILROSSO 1 u•~'ffl •a ;1 Io, penso che alla base delle preoccupazioni, avvenimenti opinioni che si vivono adesso in Italia c'è lo stesso tema che è ecclesiale, ma che per analogia è un tema politico, sociale. Come mantenere l'unità nella diversità. Come non perdere, cambiando, l'unità e rispettare un nuovo pluralismo» (L'OsservatoreRomano, 14maggio1993,p. 5). Compito di mantenere vivo e in modo costruttivo questo dinamismo tra pluralismo ed unità è proprio della Gerarchia. Il primato di Pietro è stato voluto dal Signore perché presiedesse alla carità, custodendo l'integrità della fede nell'obbedienza alla Parola, e facendo convergere tutti i carismi alla 34 edificazione dell'unica Chiesa voluta da Dio come sacramento (cioè segno e strumento) della unità di tutto il genere umano (cfr. Concilio ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica «LumenGentium», n. 1). b) Segno proprio della Chiesa è la carità che deve manifestarsi nella tensione dei credenti a farsi veramente prossimi tra loro e con tutti gli uomini, nel riconoscere che ogni uomo è portatore, almeno in potenza, di un dono da accogliere e comunicare gratuitamente. Solo coloro che si comporteranno così potranno essere riconosciuti come discepoli del Signore: «Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo sapranno che siete miei discepoli se avrete amore gli uni gli altri» (Jo. 14, 34s). Di qui un'irrinunciabile esigenza vincola anche quanti si presentano nell'agone politico col nome cristiano, o comunque si impegnano ad agire da cristiani nella vita sociale e politica. Non si capirebbe infatti come la politica che è un settore così decisivo per la vita dei singoli e della comunità, possa essere esclusa dall'ambito e dalla pratica della carità. Vi è, anzi un'intima nesso tra la carità, intesa come virtù forte e decisiva per il cristiano che si esplica nell'impegno di servire il prossimo, e la politica: «Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli - locale, regionale, nazionale e mondiale - significa affermare il dovere dell'uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene comune della città, della nazione, dell'umanità. La politica è una maniera esigente - ma non la sola - di vivere l'impegno cristiano al servizio degli altri. Senza certamente risolvere ogni problema, essa si sforza di dare soluzione ai rapporti tra gli uomini (. .. ). Pur riconoscendo l'autonomia della realtà politica, i cristiani sollecitati ad entrare in questo campo d'azione si sforzeranno di raggiungere una coerenza tra le loro opzioni e il Vangelo e di dare, pur in mezzo ad un legittimo
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