re a ricostituzioni di politiche cristiane, non mi angustio a chiedermi per quale parte politica potrei o amerei votare, non mi assilla il dubbio di chi fidarmi. E non mi importa di indicazioni che possano provenire più o meno apertamente dai miei pastori di Chiesa. Vorrei solamente stare in attesa per un po' di tempo. Vorrei vedere alla prova i prossimi volti dei politici criD!LBIANCO W,,ILROSSO •C•#OHII stiani, quelli nuovi sconosciuti o quelli vecchi ravveduti, che, non per contributo mio, andranno a sedersi tra i «primi» nella nazione, promettendo di essere i «servi di tutti». Non voglio fidarmi in anticipo. Tutti proclamano un rinnovamento, ma non vorrei che avesse ragione un'altra volta Bernanos, il quale esprimendosi con molta «concretezza», scriveva dei politici: «Le loro istanze di miglioramento non sono indirizzate a se stessi, ma alla Costituzione, alle leggi dello Stato. La loro unica speranza è di trovare finalmente una legislazione miracolosa, molto ragionevole, che permetta loro di restare come sono e di continuare a far soldi, non solo senza rischi, ma anche senza rimorsi». Noncontentiamoci diunanuovadiaspora è troppo ottimismo Cl in giro sul voto cattolico. E soprattutto troppo determinismo, specie nelle letture di sinistra: tanti voti in libertà, in attesa del primo canto delle sirene nello scenario bipolare. La fine della Democrazia Cristiana, sempre annunciata e tanto ritardata, per la verità non ha suscitato emozioni o brindisi tra i suoi avversari. Una morte per consunzione, tra ennesimi bizantinismi più o meno incomprensibili. L'itinerario di Martinazzoli ha una sua coerenza, anche se segnata da un sovrano spirito di autoflagellazione. Il Partito Popolare deve pagare il fio del passato, ricominciare quasi da zero, garantire un definitivo ricambio. Se non scomparirà alle prossime elezioni, avrà il tempo per rigenerarsi presso i cittadini e ripresentarsi alle successive occasioni. Dietro le quinte, i popolari sognano il crack dei loro rivali sul fronte moderato. Con scarse truppe e troppi sedi Paolo Giammarroni gnali contraddittori Segni; troppi «compromessi» quelli del Centro Cristiano democratico in cerca di una casa comune con altri neo-liberisti. La stessa sinistra sa che Martinazzoli potrà risultare importante se il prossimo Parlamento risulterà smembrato e ingovernabile ben oltre i pii desideri di aperto bipolarismo. Con queste regole del gioco, una presenza anche simbolica è garantita ad almeno 10 formazioni. E le coalizioni in gara per la vittoria sono tutte estremamente precarie. Il Partito Popolare potrà risultare «strategico» anche se non ama definirsi in partenza né di sinistra né di destra. D'altra parte, le elezioni dei sindaci hanno spinto troppo in là gli ottimismi. La destra può raccogliere risultati importanti un po' ovunque. E stavolta solo all'ultimo minuto dello spoglio elettorale si saprà chi ha vinto, magari col 22% in un collegio, in barba ali'amore per le proiezioni sulle percentuali per ciascun partito. La mia analisi va oltre. Nessuna delle formazioni che siederanno da primavera in Parlamento ha le caratteristiche per affermare un'identità a tutto 17 tondo, per resistere all'effetto-elezioni e alla stesura dei primi progetti della legislatura. Trionfa l'alleanza di tipo elettorale, in ciascun dei 3-4 campi dentro cui, ragionevolmente, gli italiani daranno la loro preferenza. E dunque va messo in agenda (se non auspicato) un ulteriore processo di rotture/ricomposizioni, a cominciare dallo stesso Pds. Non c'è solo una falce e un martello da togliere dalla base dell'albero, ma da indicare se (passata la paura per una vittoria troppo annunciata per essere automatica) non abbia maggiore senso una Federazione «democratica della sinistra» con pieno ruolo per voci oggi coccolate e domani anestetizzate. Senza questa lettura aperta della situazione politica, la questione cattolica oggi non riesce a decollare, ancorata com'è a schemi del passato, nonostante le apparenze. L'unica novità è proprio quella dell'episcopato, parzialmente disposto a riconoscersi in una «tensione unitiva» dei cattolici nel contesto delle nuove regole di rappresentanza. La lettera di
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