Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{'!LBIANCO ~ILROSSO Lafinedelpartito«cristiano»? Forsequesta è una«grazia»diDio e redo nell'annuncio del Vangelo e ho sempre invocato che quello che è evangelicamente bello e buono si realizzasse in Italia. So che ci sono debolezze nel!'agire degli uomini, perché le sperimento in me stesso. Ma non riesco a sopportare che ci siano debolezze o storture o infingimenti o stravolgimenti negli scopi cui si dice di tendere. Mi si chiede di ragionare nella «concretezza italiana». Ebbene, nella «concretezza», che cosa è successo in Italia? Che cosa devo constatare, concretamente, per quanto riguarda i miei «interessi» di credente, di appartenente·alla comunità ecclesiale? È successo che uomini politici e l'aggregazione partitica di questi uomini politici si sono presentati agli italiani con il nome di «cristiani», con un programma di azione politica che si rifaceva ai cosidetti principi cristiani. È successo che questi uomini politici e la loro aggregazione partitica hanno avuto il più scoperto appoggio dei vescovi, cioè dei pastori e dei maestri della mia Chiesa. Quando sento la parola «cristiano» in politica, penso a un maggiore impegno di onestà, di correttezza, di dedizione. Certamente, queste sono cose che non sono soltanto dei cristiani. Si può pensare così anche per altre parole in politica, come «laico», «progressista», «liberale», «socialista». Ma io, educato e cresciuto nella mia comunità ecclesiale, lo considero anche un impegno che proviene dalla mia fede. Ho la convinzione che un cristiano di Domenico del Rio debba avere l'ambizione, proprio per l'impatto della fede nelle realtà terrene, di superare gli altri in onestà, in correttezza, in dedizione. I miei vescovi, che sono i miei maestri e pastori, mi hanno sempre insegnato che c'è una «santità» nella politica, la quale si realizza con il «servizio». Ai politici cristiani, intenzionati a salire e a stare ai primi posti nella nazione, va l'identico comando che Gesù ha dato agli apostoli, cioè ai vescovi: «Chiunque tra voi vorrà essere primo, sia servo di tutti» (Mc 10,44). Ora, questa «santità», questo «servizio», questo «essere servi di tutti», io non l'ho visto nei miei politici cristiani, quelli ai quali, fidandomi delle indicazioni e delle assicurazioni dei miei vescovi, che sono i miei maestri e pastori, ho dato il voto. Avevo molti dubbi e sospetti in passato, ma continuavo a fidarmi della parola dei miei vescovi, della benevolenza, dell'amicizia, dell'ossequio che i miei pastori avevano verso i politici cristiani. Con parole pubbliche, è vero, i vescovi li esortavano alla moralità, al «servizio», ma poi si esibivano volentieri in loro compagnia, in privato o in pubblico, si ossequiavano a vicenda, si rendevano favori a vicenda. Ora, le vicende politico-giudiziarie che si stanno trascinando da mesi continuano a dimostrare ogni giorno di più che non solo non c'era quella «santità», ma non c'era nemmeno !'«onestà». Non c'erano «servi di tutti», c'erano solo signori per se stessi. E, adesso, dall'orizzonte politico italiano, stanno scomparendo con ignominia i miei politici cristiani, additati alla ver16 gogna dal popolo e dai tribunali. Ci sono state cadute di regimi nel mondo. È caduto il Muro di Berlino. In Italia, è caduto il muro politico dei cristiani. Nella Bibbia, dietro le cadute c'è la mano di Dio. Io ci credo. Il diluvio avvenne perché «tutti i pensieri concepiti nel cuore degli uomini erano soltanto malvagi», pensieri concepiti per il piacere, per il potere, p~r il denaro. Bernanos, nel «Dialogo delle Carmelitane», riflettendo sulla Rivoluzione francese, su quello che era capitato alla Chiesa e agli uomini di Chiesa, fa affermare a uno dei suoi personaggi che ci sono momenti della storia i quali dimostrano che Dio si stanca dei cristiani quando fanno sfoggio di ricchezza, di potere, di comando, e conduce le vicende storiche in modo di ridurli a povertà. «Viene sempre il momento», scrive Bernanos, «in cui Dio decide di farci poveri». Applichiamo il concetto biblico alla «concretezza» italiana. C'erano dei cattolici in Italia, erano i cosiddetti «cattolici in politica»: erano ben installati in un mondo che dava loro prestigio e riverenza, ricevevano l'ossequio e l'amicizia dei pastori della Chiesa; ma i pensieri concepiti nei loro cuori erano rivolti soltanto al potere, al denaro. Ora, i cattolici in Italia si trovano senza una casa politica. C'era in Italia un cattolicesimo ricco politicamente. Ora, è venuto il momento in cui Dio si è stancato e ha deciso di renderlo povero. Ecco, in quest'ora di attese elettorali, io ho davanti a me questo panorama di desolazione, e non riesco a pormi altri problemi, non ho voglia di pensa-

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