Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 50 - aprile 1994

{).!J, BIANCO a.l., ILROSSO 1111 }."SJ i a ;J Unarinnovataprogettualità cristiana è naturalmenteanti-destra s ulla presenza dei cattolici in politica mi son fatto, col tempo, tre convinzioni. La prima è che non serve porsi il problema in termini «teologici» o ideologici. Le forme di questa presenza (partilo unico confessionale o laico, pluralità di formazioni, diaspora eccetera) vanno valutate nella contingenza storica e secondo i risultali (di bene comune, non di potere ecclesiastico) che ne derivano. La seconda è che la coscienza cristiana deve comunque vegliare per evitare il vero rischio che è duplice: la strumentalizzazione della religione al servizio della politica e la strumentalizzazione della politica al servizio della religione. Né l'«unità politica» né la presenza dei cattolici nei vari partiti o schieramenti mettono automaticamente al riparo da questi pericoli. La terza convinzione è che nel complesso la presenza dei cattolici italiani sulla scena politica negli ultimi cinquant'anni è stata positiva non solo per la funzione di diga anticomunista, ma soprattutto per il progetto ideale di cui è stata portatrice. Benché non sempre esplicito né prevalente, questo progetto ha contribuilo - dalla Costituzione in poi - a rendere viva, pluralista, libera e sviluppata la nostra società. Via via questa progettualità è venuta meno e negli ultimi quindici anni ad essa si è sostituitala spregiudicata e affaristicagestionedel potere fine a se stesso. Penso dunque che la società italiana sarebbe più povera e instabile se venisse meno una significativa presenza della cultura e della tradizione cattolidi Angelo Bertani · co democratica sulla scena politica. La vicenda di questi mesi, col mutamento delle regole elettorali, le conseguenze di Tangentopoli nella pubblica opinione, i cambiamenti sulla scena mondiale comporta una serie di novità e un ri-disporsi della presenza dei credenti nella nuova geografia politica (che non è un mero fatto formale, ma significa e provoca opzioni culturali e sociali di rilievo). Il venir meno di una «unità di cattolici» obbligala o conformista, che in parte ha favorito l'irresponsabilità del ceto dirigente democristiano negli ultimi quindici anni, è positivo. Ma non si può cerio considerare positivo il ripiegamento di molti cattolici sulle posizioni della Lega o di Forza Italia. È vero che ciò significa che tali orientamenti erano già nella realtà e nella mentalità; e tuttavia è innegabile che i soggetti politici hanno il potere di far emergere e di coltivare negli aderenti e simpatizzanti alcune tendenze oppure altre. Così che non è indifferente fare appello ai sentimenti di generosità e agli atteggiamenti di razionalità oppure agli istinti egoistici e regressivi. Non mi sembra pertanto troppo azzardato pensare che non solo lo scenario politico ma anche la qualità culturale e morale del nostro Paese verrà influenzata, nel bene e nel male, da come verranno definendosi i soggetti politici nel prossimo futuro. Cre- . do che l'attuale movimento di scomposizione e ricomposizione delle forze politiche (sia dei veri e propri «partiti» sia delle «aggregazioni») sta portando per certi versi ad una provvidenziale chiarezza. Nella maggior parte dei vecchi partiti, ad esempio, coesisteva14 no per interesse o necessità anime molto diverse che tra l'altro creavano equivoci e immobilismo. È positivo dunque che Dc, Psi, Pri, Pli si scompongano oggi tra componenti di «destra» e di «sinistra»; che Pannella si agiti nell'area di centro-destra; che Berlusconi si dimostri quale è, e cioè il gran patron del mondo della destra; che i «cristiano-democratici» si muovano Ira gli éx-craxiani e Alleanza nazionale, che la Lega si avvii ad una dialettica interna e ad una metamorfosi ancora imprevedibile. Accanto a questi processi di chiarimento segnati dalle differenziazioni (a sinistra c'era già stata quella tra Pds e Rifondazione) mi sembra invece che non sia per ora realmente positivo il processo di riaggregazione perché si svolge sul vecchio e equivoco schema destra-sinistra, rappresentativo di una realtà nazionale e internazionale superata. Nonho mai pensato che destra e sinistra siano termini insignificanti, anzi. Ma mi sembra che oggi il loro uso sia piuttosto nominalistico e che i termini non siano stati riempiti di significati nuovi adeguati.alledomande di oggi. Una maggior attenzione alla scena mondiale (un po' dimenticata dalle forze politiche, prese dai problemi del cortile domestico) porta a considerare come la vera scelta che oggi si pone nel mondo è tra la accettazione pura e semplice delle forme di neoliberalismo selvaggio (con la cultura consumista e darwiniana che ne consegue e la riduzione della politica e amministrazione degli interessi costituiti) e il tentativo di costruire un modello economico che regoli e finalizzi il «merca-

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