D!LBIANCO ~ILROSSO 1•111110 @ a~, MA cu~• • Per un programma di politica industriale La forza del sistema produttivo non sta nei capitali, sta rtegli uomini e nelle imprese. SCHEDA12 La politica industriale si rivolge essenzialmente alle imprese. Le imprese ci sono, nascono numerose, ma fanno fatica a crescere. Il primo compito della politica industriale è quello di rimuovere gli ostacoli alla crescita delle piccole imprese e al formarsi di imprese abbastanza grandi da essere internazionali. Caratteristica dell'impresa privata sana è la responsabilità dell'imprenditore, e la sua capacità di correre rischi. Ciò è socialmente utile. Ogni assistenzialismo che mortifica la responsabilità dell'impresa è negativo. La crescita del sistema produttivo italiano è stata finora frenata da una doppia oligarchia, formata dalle imprese pubbliche e dai pochi grandi gruppi privati. Una liberazione di molte energie può venire sia dalle privatizzazioni, sia dalla rottura di ogni preferenza di fatto accordata dai pubblici poteri ai grandi gruppi privati. L'occasione offerta dalle privatizzazioni deve far compiere un salto di qualità al sistema produttivo, aumentando il numero delle imprese importanti e autonome. La necessità indifferibile di creare occupazione produttivamente valida - promuovendo o sviluppando imprese - spinge a favorire l'accesso di gruppi sociali più estesi all'iniziativa imprenditoriale, abbassando le barriere all'entrata e valorizzando le forme aggregative o «autogestionali» e cooperative. La tutela della società contro monopoli e oligopoli, operata in passato dalle imprese pubbliche, deve essere fornita ora dal pluralismo imprenditoriale, che si sostiene garantendo al mercato regole che ne vivacizzino la concorrenza e riequilibrino le opportunità delle forme societarie e delle imprese meno favorite in partenza o che svolgono peculiari funzioni sociali. PROPONIAMO: * massima trasparenza nell'assegnazione dei contratti pubblici di fornitura;. * drastica revisione dei sussidi pubblici alle imprese, per assicurarsi che corrispondano esclusivamente a effettive attività di ricerca e innovazione, o di localizzazione delle aree meno sviluppate, o di formazione dei lavoratori; * preferenza per le agevolazioni fiscali rispetto alle erogazioni: perché un finanziamento dello Stato sia efficace, occorre che sia destinato a una vera impresa, e questa si distingue osservando innanzitutto se paga le tasse e i contributi; * eliminazione dell'attuale incentivo fiscale a mantenere le imprese indebitate, costituito dalla detraibilità degli interessi passivi dal reddito imponibile d'impresa; eliminando la detraibilità, abbassare simultaneamente l'aliquota Irpeg; * incentivazione di forme cooperative sia tra piccole imprese, per accelerare l'innovazione e raggiungere dimensioni adeguate a competere, sia tra persone che vogliono crearsi il lavoro da imprenditori, nei nuovi mestieri e servizi (imprenditorialità giovanile e femminile), e nei casi di crisi aziendali o di dismissionidal pubblico. * l'attuazione delle «privatizzazioni», come condizione per la moralizzazione della vita pubblica, occasione per la ridefinizione della politica industriale dell'Italia e avvio del processo di democrazia economica; * massima trasparenza nelle procedure delle privatizzazioni e incentivazione dell'azionariato diffu$o, con contestuale rafforzamento del controllo dei mercati finanziari (riforma e potenziamento della Consob). 77
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