Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

,O!.LBIANCO ~IL ROSSO I IIIIIJU@I ,~, M4 (IJ~I 01 Assistenzialismo e Stato sociale SCHEDA5 Non è assistenzialismo - come comunemente si pensa - solo la concessione, spesso clientelare, di pensioni, sussidi ed erogazioni di vario genere. Sono forme di assistenzialismo, non meno costose, la destinazione di ingenti mezzi al sostegno di imprese pubbliche e private, il finanziamento di ammortizzatori sociali prolungati e anomali a beneficio indiretto anche delle aziende, il mantenimento di apparati di pubblico impiego eccessivi e privilegiati nei trattamenti normativi e retributivi. Parimenti privilegiati e assistiti sono, di fatto, i lavoratori autonomi e le imprese minori quando sfuggono al prelievo fiscale e contributivo. Il necessario abbandono di ogni forma di assistenzialismo non deve tuttavia mascherare propositi di smantellamento dello Stato sociale. Sprechi e inefficienze debbono essere eliminati, alcuni servizi e prestazioni possono essere affidati alla produzione privata; e, soprattutto, si dovrà trasformare una parte del «welfare pubblico» in un sistema integrato di protezione sociale, in cui siano responsabilizzati i cittadini e le famiglie, le articolazioni comunitarie della società civile, il volontariato e le .organizzazioni del «terzo sistema», con il riconoscimento di spazi e poteri autonomi di iniziativa, di partecipazione, di gestione e di controllo. Resta comunque essenziale il ruolo pubblico, soprattutto a livello regionale e comunale, nella programmazione, nel controllo e, ove necessario, anche nella gestione di servizi sociali: il solo fatto che tutti i cittadini possano accedere alla scuola pubblica, alla sanità pubblica, alle pensioni pubbliche è un potente fattore di riduzione delle disuguaglianze. PROPONIAMO: * il mantenimento dell'offerta pubblica e universalistica dei principali servizi, con rinnovato impegno per migliorarne efficienza ed efficacia; * la riduzione del deficit di gestione dei servizi, mediante l'adeguamento e la razionalizzazione delle quote di concorso a carico dei cittadini utenti; * l'adozione di un unico parametro, il «parametro famiglia» (reddito complessivo correlato al numero dei componenti mediante una scala di equivalenza), e di un'unica autocertificazione ad uso multiplo, con discriminazione qualitativa dei redditi da lavoro dipendente rispetto agli altri redditi, per tutte le prestazioni sociali che comportino un riferimento alle condizioni di bisogno o al reddito degli individui; * una legge quadro sui servizi sociali, che defisca: a) gli standard minimi che ogni servizio deve garantire sull'intero territorio nazionale; b) una graduatoria dei servizi in base alla loro rispondenza a bisogni più o meno primari; c) le quote di partecipc.zione dei cittadini al costo dei servizi, diversificate in ragioni' sia del grado di essenzialità di questi ultimi, sia dell'effettiva situazione reddituale; d) le condizioni di accesso; e) i diritti e doveri sia degli operatori, sia dei cittadini utenti; * l'attuazione integrale delle leggi-quadro sul volontariato e sulla cooperazione sociale, nonché il varo dell'attesa legge-quadro in materia di associazionismo; * un sistema pensionistico che, in modo nettamente distinto, preveda: a) le pensioni professionali per i lavoratori, calcolate sull'intera storia contributiva, con trattamenti omogeneizzati fra tutte le categorie e con l'attivazione, mediante la contrattazione collettiva, di pensioni integrative con un minimo di incentivazione fiscale; b) l'assegno sociale ai cittadini anziani che integri il loro reddito fino al raggiungimento di un livello considerato necessario per vivere dignitosamente; * l'istituzione di un Ministero unico per gli affari sociali e la sanità, che accorpi in un solo organismo le competenze statali-attualmente divise fra una pletora di ministeri - inmateria sociale, assistenziale e san.itaria. 70

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==