Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

{)!LBIANCO ~ILROSSO 11111 1°~• a~, t+t4 01~• una competizione per il governo del Paese tra schieramenti alternativi che siano espressione trasparente di interessi e programmi diversi, dalla quale nasce insieme nuova stabilità e più vigorosa dialettica democratica. Da destra viene, tuttavia, una risposta preoccupante sul piano della convivenza democratica. Le proposte che vengono dallo schieramento di destra sono tali da aggravare e non da risolvere i drammatici problemi del Paese, dal risanamento economico all'occupazione, dalla scuola alla salute, alla politica estera. Per di più un governo improntato ad un liberismo selvaggio avrebbe anche una funzione negativa nei delicati equilibri apertisi in Europa. Questa risposta comporta, un massimo di conflittualità, mentre non apre la strada della ripresa economica, del risanamento morale, della solidarietà sociale, della presenza autorevole e solida dell'Italia sui mercati e nel concerto internazionale. I Progressisti vogliono dare una risposta precisa, realistica e costruttiva ai problemi posti dalla bancarotta del vecchio assetto e del vecchio regime, senza indulgere a faciloneria o trasformismo. Ciò che occorre e vogliamo promuovere, è un nuovo patto democratico tra gli italiani; un nuovo e più stretto rapporto fra diritti e doveri fondato su un effettivo e diffuso esercizio della responsabilità democratica; un più corretto equilibrio fa la quota di risorse da destinare al livello di vita e di benessere di oggi e la quota da impiegare per tutelare la qualità e la sicurezza del vivere futuro, per le generazioni nuove. Ci proponiamo di aprire nuove vie per lo sviluppo economico e civile del Paese garantendo, al tempo stesso, il risanamento della finanza pubblica, l'espansione dell'occupazione e la salvaguardia del patrimonio ambientale e culturale del Paese. Per far questo è necessario coniugare l'equità sociale, a cominciare dal diritto al lavoro e alla giustizia fiscale, con le ragioni dell'efficienza e del mercato. Nella crisi strutturale che travaglia le società industriali la difesa e l'espansione dell'occupazione richiedono una riorgànizzazione profonda del sistema produttivo, mentre indilazionabile è, all'ordine del giorno, la questione della riduzione e riorganizzazione dell'orario di lavoro. Per rilanciare l'economia e l'occupazione dovremo governare una profonda transizione da un sistema produttivo basato essenzialmente sul consumismo individuale - non più sostenibile - ad attività volte soprattutto a migliorare la qualità della vita per tutti: dal risanamento degli insediamenti urbani, alla tutela e valorizzazione dell'ambiente e dei beni culturali, dal risparmio energetico all'agricoltura pulita, dalla diffusione della cultura alla salvaguardia della salute. Per ridare dinamismo all'economia, per battere parassitismo ed assistenzialismo occorre al contempo riqualificare l'intervento pubblico e promuovere - 60 quando sia il caso - le privatizzazioni, sulla base di rigorose analisi di merito per valutare quali di esse siano effettivamente utili alla collettività, e non soltanto sulla base di mere valutazioni di contabilità. Noi attribuiamo alla responsabilità pubblica - nel pieno rispetto delle autonomie dei poteri delle libere dinamiche sociali - il compito di offrire scelte e punti di riferimento che dimostrino quanto sia preferibile, più conveniente e rassicurante ricondurre obiettivi e aspirazioni di ciascuno a progetti che sollecitano la cocoperazione consapevole e motivata. Lo Stato centralistico non ce la fa più. È necessaria la redistribuzione e il decentramento dei poteri per realizzare il più efficace equilibrio tra unità nazionale e autonomia regionale. Su questa base noi intendiamo promuovere, nel rispetto delle reciproche autonomie, tutte le possibili convergenze tra forze sociali fra loro diverse purché egualmente interessate al rilancio delle attività produttive e ad uno sviluppo qualitativo piuttosto che quantitativo: il lavoro dipendente in tutte le sue articolazioni e livelli, il lavoro autonomo, l'imprenditoria ed anche nuovi cittadini provenienti da altre aree del mondo. Il risanamento del disavanzo implicherà austerità, ma noi ci impegnamo a garantire che i sacrifi siano ripartiti con giustizia e non gravino sui livelli di vita dei più disagiati ai quali lo Stato deve invece assicurare i diritti di cittadinanza - la salute, l'istruzione, il lavoro, la casa, la sicurezza sociale, cioè un miglioramento delle loro attuali condizioni di vita. È in questo quadro che vogliamo affrontare con forza e limpidezza anche la questione meridionale. Dunque una società sobria e solidale nella quale lo Stato sociale - non più corruzione ed assistenzialismo - si realizzi in un sistema integrato di protezione, in cui siano responsabilizzati i cittadini e le famiglie, il volontariato e le articolazioni comunitarie della società civile, con il riconoscimento di spazi e poteri autonomi di iniziativa, di partecipazione, di gestione e di controllo. Va, in questo quadro, garantito e valorizzato il ruolo pubblico della scuola, della formazione, della sani'.à, e complessivamente dei servizi sociali, anche quale fattore della qualità dello sviluppo. Così come comideriamo essenziale che il progetto della liberazione della donna valga come un criterio valutativo generale, con particolare riferimento all'apporto decisivo dato dalle donne sulle questioni del rapporto tra tempi di lavoro e tempi di vita e sulla riduzione e riorganizzazione degli orari di lavoro, come chiave di un nuovo sviluppo qualitativamente più avanzato e come strumento efficace per combattere la disoccupazione. L'insieme delle scelte di sviluppo economico, sociale e civile deve essere, inoltre, sottoposto al vincolo della valutazione ecologica. Vogliamo per il futuro un rigoroso governo del terri-

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