{)!LBIANCO a.z._ ILROSSO 1i11K19;JM•d chisca, se non interviene una semina di valori. Occorre allora che anche i cristiani si preoccupino di non lasciare in esclusiva balia di altri coltivatori un terreno vasto e attraversato da tante presenze. Sappiamo che c'è chi non crede alla ineluttabilità della polarizzazione di forze e cerca di alimentare un «centro» politico. Già ci sono lepremesse perché il centro sia terreno di contesa delle due polarizzazioni. Infatti le ambizioni di entrambe avranno una catena corta, che le terrà legate al centro: l'ansia di solidarietà della sinistra si troverà a fare i conti con il forte debito pubblico e dovrà per forza razionalizzarsi; l'anelito neoliberistico della destra dovrà misurarsi con il grave problema dell'occupazione e non potrà rischiare il conflitto sociale. Ci sarà quindi prevedibilmente un centro non deserto, ma affollato da attraversamenti. Ma se lo si considera luogo di collocazione politica stabile, esso risulterà il luogo della «vecchia» politica. Infatti esso vorrebbe essere quasi un tentativo di ricongelare il sistema contro il pericolo di opposti estremismi i quali però estremismi non sono più e non appaiono più. Se questa operazione però trovasse credito, il sistema si ricongelerebbe e si bloccherebbe ancora la possibilità dell'alternanza, ricadendo a breve nei vizi consociativi del passato sistema. Più che di un centro rassicurante a sproposito, la politica italiana ha più bisogno oggi d'una presenza coraggiosa e diffusa di cattolici, che sappia far emergere, sotto le presunte omogeneità, le vere discriminanti culturali che soggiacciono allo schiacciamento elettoralistico delle posizioni. Contro la radicalizzazione degli schieramenti e contro l'omogeneità rassicurante affidata a slogans elettorali (a sentire i quali la sinistra accede gaudiosamente al libero mercato e la destra suona la serenata solidaristica), c'è bisogno di ricondurre la politica oltre la retorica, ai veri bisogni umani in gioco. I Cattolici non devono rifiutarsi al compito di accettare lealmente la logica del!'alternanza e di animarla. Si troveranno a frequentare, con un po' di vertigine, forze provviste di minore omogeneità di valori, ma certamente più praticate e non sorde a valori umani. Nel restare isolati, in una forza partitica chiusa, si rischia oggi di rendere più inefficaci i nostri valori: come se si seppellisse il proprio talento o se si ibernasse un se6 me. Per noi oggi è preferibile la strada, più sapienziale e quindi più tipicamente politica, del mettersi in gioco dentro la polarizzazione che si configura, per darle casomai un supplemento d'anima e per introdurre le ragioni d'una politica alta in un panorama schiacciato su «cartelli di forze». Si può anzi dire che la dislocazione dei cattolici potrebbe essere utile ad impedire la deflagrazione conflittuale dell'attuale radicalizzazione e per mantenerla dentro i limiti della concordia sostanziale, di quella pace sociale che è il segno dell'amore finale possibile dentro la città dell'uomo. Affinché venga ricercato e mantenuto più visibilmente il nesso tra i valori di partenza e 'l'ambito delle decisioni politiche e affinché la traduzione di quei valori risulti più efficace, è opportuno che i cattolici entrino nelle polarizzazioni non come elementi sparsi, ma come una forza politica in qualche modo organizzata a livello di un'aggregazione che elabori programmi, quale intende essere quella dei Cristiano-Sociali. C'è bisogno insomma di formazioni cultural-politiche valorialmente più omogenee che si insedino dentro aggregazioni partitiche più diffuse. Quanto alla scelta dell'aggregazione, pare a noi ineludibile schierarsi oggi su quella che sembra salvaguardare meglio di altre i valori civili che risultano più a rischio: quello della moralità politica e quello della solidarietà. Infatti non è solo nella caduta delle ideologie che siannida lo spettro dell'irrazionalità politica: irrazionale è anche qu·ella politica che non alimenta valori comuni di convivenza e che non tende alla concordia sul possibile. Non si tratta di mettere in atto nessuna dispora «debole» da parte dei cattolici, ma una disseminazione motivata da ragioni storiche prudenziali e sempre attenta alle esigenze della coerenza con il proprio patrimonio, sempre pronta a riabbeverarsi alle fonti della comunità cristiana. Per questo ci pare opportuno accettare la logica dell'alternanza bipolare e collocarci in un'aggregazione che ci sembra puntare di più sulla esaltante scommessa di conciliare efficienza e attenzione alle situazioni di povertà; qualità della vita di tutti e primato delle condizioni di povertà strutturali e personali (che pure investono tutti). Assicurando che, laddove altri valori umani (e perciò cristiani) risultassero in pericolo, non esiteremmo a farcene sostenitori.
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