schieramenti politici. Ora, il dato di fatto nuovo è proprio la accresciuta visibilità di molteplici «identità di cattolici»: Partito Popolare Italiano, Centro Cristiano Democratico, Cristiano-Sociali; e ancora la Consulta Cattolica della Lega (e il meno vistoso, ma pur sempre percepibile, richiamo a valori cristiani presente nella Rete e, all'opposto, in Alleanza Nazionale). Naturalmente, l'esplicitazione, da parte di un movimento politico, di un' «identità cattolica» può rispondere a una semplice preoccupazione tattica: utilizzare un marchio di fabbrica che si ritiene ancora utile per drenare consenso. Tenendo conto che ciò capita in concomitanza col dissolvimento della Dc, non mi pare si possa escludere che questa preoccupazione giochi un ruolo (almeno per qualcuna delle formazioni politiche). Al di là di questa eventuale preoccupazione, comunque di respiro corto, ritengo che la visibilità di «identità di cattolici» risponda a esigenze profonde, e nello stesso tempo presenti elementi di ambiguità. Vedo di spiegarmi con poche affermazioni, forzatamente schematiche. È la stessa rilevanza che tuttora ha la cultura cristiana nel nostro Paese, che ne motiva proiezioni politiche in termini di presenze collettive, di <<movimenti di cattolici». Ma è importante che ciò avvenga accettando pienamente il «rischio della politica», riconoscendo cioè che c'è una mediazione che chiama in causa valutazioni e interessi del tutto laici. E riconoscendo che da questo orientamento di~cendono almeno due implicazioni di rilievo. a) La visibilità di componenti di ispirazione cristiana nei diversi schieramenti deve esprimersi in modo coerente con la consapevolezza della «parzialità» che inevitabilmente comporta la scelta di uno schieramento. Di qui la necessità che l'ispirazione cristiana sia resa si manifesta, ma con connotati scevri da equivoci integralisti. (Sul terreno semantico, ad esempio, preferisco dizioni che rimandano alla storia di «movimenti di cattolici» - come Partito Popolare Italiano -, {)!LBIANCO ~ILROSSO • •n~-m •a ; 1 a dizioni che includono termini quali «cristiano»o ancor più «cattolico»). b) L'impegno delle componenti di ispirazione cristiana nei diversi schieramenti va svolto nel segno del confronto e della definizione di un comune progetto con le altre forze dello schieramento, non già nella logica della tutela di «interessi cattolici». In altre parole, la scommessa è costruire un progetto per il Paese, innervandolo con l'apporto di cultura e esperienze, idealità e interessi, di cui si è portatori. E il rischio da evitare è il riproporsi di atteggiamenti da patto Gentiloni, calati oggi nel contesto dei differenti schieramenti. Non so valutare bene la portata di questo rischio. Ma di certo non è assente nella costituzione di 57 Consulte Cattoliche entro formazioni politiche, com'è nel caso della Lega. Dalla presenza di più «identità di cattolici» in politica, vengono poi due ulteriori interrogativi. Il primo è tutto politico: chi ha ragione e chi ha torto? Ragione o torto, s'intende, non nel senso della plausibilità delle varie collocazioni politiche - legittimamente diverse -, ma della congruità della stessa rispetto alle esigenze di sviluppo democratico del Paese. Se 'si conviene che bipolarismo e democrazia dell'alternanza sono ingredienti essenziali per questo sviluppo, l'interrogativo vale palesemente per la forza che si è proposta come «centrale», il Partito Popolare. Io non penso che il bipolarismo comporti necessariamente il bipartitismo, neppure nella forma debole di due grandi alleanze elettorali. Ritengo, però, che (probabilmente dopo una fase di assestamento delle regole istituzionali, la quale potrà richiedere coalizioni larghe) comporti la definizione di due schieramenti per il governo - chiamiamoli destra e sinistra -: schieramenti che potranno forse prescindere dalle ali estreme, ma rispetto ai quali il Partito Popolare non potrà restare in mezzo al guado. Oggi la valutazione sul Partito Popolare può dunque essere ancora dubbiosa. (Se interessa, la mia è critica, perché ritengo che la sua pretesa di «centralità» abbia ostacolato la formazione di aggregazioni di governo più convincenti, tanto a destra quanto a sinistra). Ma domani il nodo, il Partito Popolare, dovrà certo scioglierlo. Il secondo interrogativo, che mi limito ad evocare, si pone su un piano diverso: quello del colloquio e del confronto all'interno della comunità cristiana, fra credenti che hanno legittimamente compiuto scelte differenti in politica ed avvertono l'esigenza di misurare la coerenza di tali scelte con il «discorso sociale» della Chiesa e con l'ispirazione religiosa. La visibilità di molteplici «identità di cattolici» proporrà questo tema in termini chiari, e vistosamente nuovi. Perché non riflettere sin d'ora su strumenti e modi per affrontarlo?
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