Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

D!L BIANCO ~ILROSSO • M Ili (IlA ►1!éi ratamente cristiana scelga, per una sua valutazione storico-politica, l'insediamento di valori cristiani meno urgenti e meno utili alla crescita della città. Può darsi quindi che possa essere talora oggettivamente più espressiva dei valori cristiani, e soprattutto più efficace nella loro traduzione, magari una forza che non si proclami dichiaratamente cristiana, ma sia più capace di tradurre in politica quei valori, nella promozione dell'uomo. E l'efficacia, come si sa, non è elemento secondario in politica, anzi ne è aspetto costitutivo: essa significa che intorno ad essi è maturata un'adesione che fa crescere il costume civico e, in ultima analisi, il bene comune. Nel caso d'un cristiano e di una forza politica cristiana che si inseriscano in una forza partitica non connotata come cristiana, deve comunque restare l'impegno a tradurre in termini politici i propri valori, qualsiasi sia lo schieramento in cui essi si collocano. Anzi, è proprio sulla base della cittadinanza che possono trovarvi i propri valori che essi devono e possono giudiziosamente scegliere le forze politiche in cui si schierano. Una delle prime valutazioni da fare è se oggi, data la situazione di crisi delle ideologie e dati i non entusiasmanti esiti odierni di una forza «espressiva» cristiana pur meritoria nel passato, sia appagante collocarsi subito in una forza che si dichiari espressiva o sia meglio valutare se esista una forza, magari pluralistica, che traduca però più diffusivamente ed insedi nell'ethos comune i valori del patrimonio cristiano, anche se non li dichiari esplicitamente tali. Se, quindi, 5 oggi convenga di più perseguire l'espressività o la condivisione. Il nostro, opinabile ma convinto, giudizio è che le sorti dei valori del patrimonio sociale cristiano non siano inevitabilmente legate, oggi in Italia, ad una presenza partitica cristiana. E che quindi il declino dell'una non significa il declino degli altri. Alla contestazione a cui è soggetta oggi la vecchia Dc non mi pare che corrisponda una contestazione dei valori cristiani: anzi, spesso la condanna dell'una è espressa proprio ricorrendo all'esaltazione dei secondi e alla loro distinzione. Certo, talvolta l'operazione di distinzione può essere strumentale ad una «cattura» dei cristiani, ma non ci sembra comunque che riveli un odio verso il loro patrimonio, specie laddove ci siano energie di cattolici capaci di farlo apprezzare anche per la sua intrinseca validità umana. Confrontandoci con soggetti di altra provenienza, con cosiddetti «uomini di buona volontà», non è raro constatare con soddisfazione che i nostri semi sono germogliati anche in altri terreni, sia pure con diversa rigogliosità. Può darsi - ed è anzi auspicabile - che si ricostituiscano in un futuro forze partitiche più omogenee: case che siamo più abituati a frequentare e che più immediatamente esprimono il legame coi modi valoriali prepolitici. Oggi la necessità storica - e la legge elettorale - sembra piuttosto imporre un altro panorama ed un altro percorso. Lo scenario civile italiano oggi si configura come un terreno dove le recinzioni sono cadute e c'è il rischio che il terreno inselvati-

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