Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

{)!L BIANCO ~ILROSSO 111 •~-•m a ; 1 Uniti,finalmentes,olo dallacapacitàdiservire L' unico problema dei cattolici in politica è la coerenza con i principi, i contenuti, i valori dell'insegnamento della morale sociale cristiana, dalla Chiesa continuamente aggiornata per rispondere ai «segni dei tempi». Per i cattolici italiani, al di là della lievitazione, animazione delle realtà sociali, economiche, istituzionali per facilitare alle creature umane di poter vivere umanamente, c'è un problema in più: quello che Dossetti chiamava il dono della Provvidenza, la presenza in Italia del Papato. Questo ha fatto sì che la Chiesa, nel 48, potesse mobilitare efficacemente milioni di persone che si onorano di aver combattuto una buona battaglia politica per evitare che il Paese divenisse una democrazia detta «popolare», di fatto statalista e totalitaria. Solo che da allora la classe dirigente cattolica - almeno per il battesimo - ha occupato il potere politico e con il pretesto, fondato peraltro, della lotta al comunismo ha ritenuto che tutto fosse lecito, con le note conseguenze, che il Paese sta pagando. E con un'altra conseguenza che si è ritenuto universalmente che l'essere cattolico, più o meno praticamente, e l'avere competenza e capacità realizzatrice in politica fosse la stessa indentica cosa essere, «amico dei preti» era la carta di identità che apriva ogni porta. Neppur si dubitava che studio-esperienza sofferta e non «rivelata»-rischio e costo personale nelle opinabili soludi LivioLabor zioni politiche fossero l'unico bagaglio culturale necessario per dare risposte efficaci ai problemi concreti, alle riforme sempre promesse e mai attuate. Bastava altro, molto meno, per far carriera politica ... Per di più, questo stato di incoerenza veniva avallato dai continui appelli alla unità dei cattolici, che nelle loro scelte coinvolgevano la piena responsabilità della Chiesa e purtroppo anche la credibilità di nostro Signore tra le masse popolari e della stessa azione pastorale, limitataal «gregge» cattolico. f ·.:.. ... 47 Le virtù umane e cristiane di ogni seria classe dirigente, la umiltà di chi sa di non avere ricette rivelate per le opinabili scelte politiche, la lealtà del «si-si, no-no», il coraggio di pagare di persona, la libertà di collaborare con tutti gli uomini di buona volontà «sulle cose buone o riducibili al bene» - solo per citarne alcune fondamentali - vennero meno, offuscando la testimonianza, sostituita dal voto di scambio e dal clientelismo più smaccato e cinico. Baget Bozzo (prete al quale scrissi che la Chiesa e l'Italia non hanno bisogno di un politologo in più, ma di santi sacerdoti) di recente ha scritto che «le idee sono fiumi carsici, sboccano nei tempi e nelle forme più inattese». I Cristiano-Sociali ne sono oggi una dimostrazione. Sono gli adisti, i sindacalisti, gli intellettuali cattolici, e non, che almeno dagli anni sessanta avevano imparato dalla esperienza di lotte sociali e sindacali unitarie con gli altri, tutti i lavoratori che non bastava essere un buon cattolico per essere un politico competente e capace ed inoltre che era inutile sperare di cambiare il trend del partito che aihmè! veniva detto dei cattolici: operando per anni dal di dentro, ma senza comperare tessere mai, dico mai eravamo riusciti a contare più del 10%. E così gradualmente si pose a molti un vero problema di coscienza, con la presa d'atto che l'interclassismo proclamato era solo moderatismo, a dir poco, mascherato; che fisco, scuola, previdenza, assistenza, casa e trasporti su rotaia, solo per citare alcuni nodi di interesse non solo popolare, manazionale sarebbero rimasti parole elet-

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