Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

modo. Ossia: quelle pratiche, rese possibili dal progresso tecnologico, sono in realtà molto più reazionarie che «progressiste»: tanto è vero che ci sono medici i quaJ.ici fanno fortuna. In linea specifica poi, il discorso verte sui valori. Infatti ci si rende conto che la linea dell'unità politica non esiste più e che si tratta solo di contenere la rotta; ma chi di questo si rende conto tende poi a ripiegare verso «l'unità sui valori» dove i cattolici metterebbero a prova la loro coerenza. Anche questo discorso (per così dire, di retroguardia), mimetizzato in certi documenti sotto la dizione edulcorata di «tensione unitiva», mi pare non possa reggere alla prova dei fatti. Prendiamo un esempio estremo, l'aborto. Non c'è dubbio che i cattolici siano - anzi debbano essere - uniti nel ritenerlo un peccato gravissimo. Ma questa unità si spacca, e non può non spaccarsi, quando si passa dal piano del principio enunciato al come tradurlo in pratica. Sul come c'è, e non ci può non essere contrasto. Perché, come è accaduto ed accade, vi saranno cattolici i quali si terranno paghi che la legge dichiari l'aborto reato, punibile con pene magari anche lievi, senza troppo curarsi poi se la clandestinità - conseguenza inevitabile - provoca altre vittime e se le persone scoperte e processate sono una percentuale ridico!- {)!LBIANCO 0.Z..ILROSSO , ,x,;.-s, 1 a a mente infinitesima (con un evidente danno per la legge e la sua autorità morale). Vi saranno dall'altra parte cattolici convinti che l'aborto si combatte molto più efficacemente con una legge di tipo nuovo che faccia emergere il fenomeno della clandestinità, e crei una dinamica socializzante, un «processo» non penalistico, che tenda a «rimuovere le cause» che rendono indesiderabile, anzi insopportabile, quella gravidanza e, al tempo stesso, promuova il massimo possibile di educazione alla «procreazione responsabile». Non molti sanno che, nell'ultima discussione sul tema aborto alla Camera, perfino !'on. Carlo Casini, animatore del Movimento per la vita, riconobbe che la via penale non era più quella adatta per combattere l'aborto. L'unità dei cattolici sta nel Credo, nella liturgia, nella morale vissuta (e si sa quanto, anche su questo terreno, i cattolici siano oggi, di fatto, enormemente divisi). Non sta nella visibilità politica né nelle leggi. D'altronde l' esigenza politica primaria, per i cattolici, va oggi cercata nella lotta contro quelle strutture socioeconomiche che Giovanni Paolo II ha coraggiosamente definito «strutture di peccato» e che accampano nella società d'oggi, opprimendola. Questa lotta si combatte meglio con le forze di sinistra; anzi, ora che il mito della società perfetta 46 comunistica si è dissolto, sarebbe forse auspicabile che i cattolici operassero per dare nuovo senso, nuova forza traente, nuova spinta propulsiva - in una parola: nuovi contenuti ideali - alla sinistra. Cioè alla speranza che ebbe nome, e può averlo ancora, socialismo. Anche per questo personalmente non ho il benché minimo dubbio che un cattolico possa militare e votare Pds, Rete, Verdi. .. Dubito invece fortemente possa, in coerenza con la fede, parteggiare per la Lega, l'Alleanza nazionale, il Berlusconi: liberismo senza freni, mercato e concorrenza assunti a feticci, in una parola l'ideologia del Pii (altro che fine delle ideologie!) come valore supremo e determinante possano conciliarsi con la solidarietà della Costituzione repubblicana e i fini traenti proposti dalla più recente dottrina sociale cristiana, dalla Pacem in terris alla Centesimus annus. Se gli amici del Il Bianco & Il Rosso me lo consentono e i lettori non se ne scandalizzano e lo sopportano, mi permetto di aggiungere che di queste e molte altre questioni contigue discorro ampiamente (per oltre 400 pagine) in un libro che sta per uscire da Sperling & Kupfer: Oltre gli steccati. Cattolici, laici, comunisti in Italia 1963-1993. Scusate questa autopubblicità non pagata.

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