Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

solidamento. Dal momento in cui questi valori, alla cui formazione hanno contribuito in modo decisivo intelligenze e tradizione culturali di ispirazione cristiana, hanno raggiunto un grado sufficiente di radicamento nella vita del Paese, la contrapposizione politica non può più essere una lotta tra bene e male, tra cristianesimo e secolarizzazione; né l'azione politica c,istianamente ispirata può risolversi nella difesa degli interessi, pur legittimi, di una parte del Paese. Ecco allora che la struttura bipolare della competizione politica, che è la forma politica concreta nella quale i grandi paesi a tradizione democratica sperimentano il funzionamento del meccanismo dell'alternanza, impone a tutti i partecipanti alla vicenda politica, siano essi «imprenditori» politici (partiti, gruppi, alleanze) o «consumatori» (elettori sovrani), comportamenti e stili nuovi. In primo luogo occorre assumere e valorizzare la logica della competizione bipolare, una logica che lungi dal discriminare l'ispirazione cristiana ne valorizza le potenzialità e la forza. Potenzialità e forza che rischiavano di essere travolte da una logica proporzionalistica perpetuata oltre il tempo nel quale era riuscita efficacemente a svolgere una funzione di consolidamento della base di consenso della democrazia. La logica proporzionalistica, che continua ad ispirare molti comportamenti politici, ingessa le appartenenze, le induce al sospetto anziché al dialogo, le-conta anziché farle contare; in altri termini la logica proporzionalistica dentro una democrazia pluralista del!'alternanza inaridisce le tradizioni culturali, le induce ad una logica difensiva anziché spronarle al cambiamento ed alla sperimentazione. In secondo luogo è necessario saper operare scelte di campo identificabili dagli elettori e, più in generale, dai cittadini. Questa capacità di scelta è imposta da un modo di essere della competizione politica che privilegia la contrapposizione al fine di rendere più trasparente l'esercizio del potere e della connessa responsabilità. Ciò che l)!L BIANCO ~IL ROSSO 111 •}-i§•t H ;J nell'era proporzionalista del reciproco sospetto era considerato un rischio, la contrapposizione netta, nell'era della democrazia dell'alternanza è una necessità. La democrazia dell'alternanza è infatti solida e radicata non in virtù dell'agire accorto e coordinato dei gruppi politici dominanti, ma in virtù del generale e diffuso consenso ai valori della convivenza democratica ed alle istituzioni pubbliche che li incarnano. L'ispirazione cristiana, con il suo patrimonio e la sua tradizione, non risolve, di per sé, il dilemma della scelta di campo: fornisce criteri e principi che, se assunti fuori da ideologismi ed opportunismi consentono, in un quadro democratico, a tutte le scelte di essere fedeli ai valori della giusta convinvenza civile. Questa capacità di scelta e questa fedeltà sono il presupposto di un agire cristianamente ispirato che si pone all'altezza della sfida dei tempi. L'ispirazione cristiana, se assunta sapientemente alla luce dei problemi attuali, chiama tutti a contribui-re ad un salto di qualità definitivo della democrazia italiana, un salto che richiede l'instaurarsi ed il consolidarsi di un sistema bipolare che garantisca capacità di governo e possibilità di controllo. Come nel secondo dopoguerra l'ispirazione cristiana ha contribuito a radica44 re la democrazia politica in un Paese arretrato e diviso, contaminando e lasciandosi contaminare da altre tradizioni culturali, così oggi deve saper alimentare la nuova stagione della democrazia italiana. Sarebbe paradossale rivendicare la specificità dell'agire politico cristianamente ispirato per collocare tutta una tradizione politica (il cattolicesimo liberale e democratico) fuori o, peggio ancora, contro lo sviluppo democratico che attende il Paese. In entrambi i casi questa tradizione politica si troverebbe in una condizione di oggettiva irrilevanza. Raccogliere la sfida della democrazia dell'alternanza è dunque un modo per collocare nuovamente al centro della vita del Paese l'agire politico cristianamente ispirato. Questo sembra essere il percorso storico che lega, nel momento, l'ispirazione cristiana e l'agire politico nel nostro Paese. A questo percorso occorre avvicinarsi con attenzione critica ma anche con convinzione. Diverse possono essere le strade con le quali raggiungere, entro breve tempo, un grado soddisfacente di funzionamento della democrazia dell'alternanza. È questo un compito che i laici cristiani debbono oggi porsi come prioritario nell'interesse del bene comune della nazione. Far funzionare la democrazia dell'alternanza è una missione storica che può avvicinarsi a quella assolta, con grande forza morale e consapevole esercizio della propria responsabilità laicale, da molti cattolici liberali e democratici negli anni della ricostruzione post-bellica, negli anni del consolidamento democratico dello sviluppo e negli anni della resistenza alla minaccia terroristica. Ancora una volta, prima della difesa della propria parte, vengono la capacità di porsi in sintonia con le attese e le speranze del mondo, e la volontà di animare cristianamente gli sforzi di rinnovamento e di rinascita nazionale che tutti i cittadini e le cittadine italiane hanno sinceramente intrapreso negli ultimi anni. A ben guardare, è questa la linea di più sicura continuità con l'insegnamento degasperiano.

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