Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

{)!.L BIANCO ~ILROSSO • u•}.'SJ I a ; Controlatentazione dellepiccoleidentitàseparate Q uesto mio intervento si colloca a cavallo della visione di lungo periodo che ha proposto Carlo Alfredo Moro nella sua bella relazione introduttiva e del richiamo di Ermanno Gorrieri alla concretezza del contingente. Non vi sono dubbi sulla scelta di fondo: in una democrazia dell'alternanza come quella che faticosamente si va formando in Italia, i cattolici saranno necessariamente sui due versanti della destra e della sinistra. L'idea di conservare i cattolici uniti al centro del sistema è anzitutto irrealistica: vi sono differenze di mentalità, di cultura e di interessi che fatalmente portano a collocazioni diverse; ma oltreché irrealistica una soluzione del genere condannerebbe la presenza cattolica alla irrilevanza politica. Ma affermare questa necessità non significa chiudere gli occhi sul fatto che la bipolarizzazione si sta realizzando nel nostro paese in forme improprie molto al di sotto della speranza che abbiamo concepito quando abbiamo dato vita all'iniziativa referendaria. Il cosiddetto tavolo elettorale dei progressisti avrebbe dovuto essere una conseguenza e non la premessa di una solida intesa di governo fra forze omogenee. Questo non è stato possibile. Ma tanto più di fronte a questo dato di fatto mi sembra utile sottolineare alcune condizioni di qualità che dovrebbero a mio avviso qualificare la scelta per il polo progressista che noi abbiamo fatto. di Pietro Scoppola Collocarsi da una parte o dall'altra non significa rinunciare alla propria identità e ai propri valori, a un modo ragionevole, civile, tollerante, limitato di concepire la scelta politica: questa scelta non può mai per un credente essere l'elemento prioritario, totalizzante, assorbente del giudizio. Vi sono problemi che toccano grandi valori morali sui quali i cattolici non potranno che essere e restare uniti. Occorre per questo esigere e in ogni caso praticare uno «statuto di libertà» per il parlamentare eletto su tutte le questioni che toccano problemi di coscienza. Credo anche che nella situazione storica attuale del nostro paese la presenza cattolica su un versante o sull'altro, e in particolare sulla sinistra, debba avere una sua visibilità. Non so se il futuro dovrà ancora essere così; ma oggi questa visibilità è un passaggio obbligato, una condizione di credibilità e di efficacia per un impegno politico nella sinistra. Se si riconosce questa necessità occorre allora riflettere sullo scenario che oggi si delinea. Vi sono due componenti di ispirazione cattolica che si collocano oggi sulla sinistra: i Cristiano-Sociali che erano sorti non lo dimentichiamo con l'obiettivo di arricchire i Popolari per la riforma di Mario Segni di una sensibilità sociale e che poi, dopo il cambiamento di linea di Segni sono rimasti nello schieramento progressista con la loro identità e il loro programma e i Popolari che con Segni avevano aderito ad Alleanza democratica e vi sono rimasti dopo il distacco di Segni. Gli sviluppi organizzativi che i due gruppi hanno avuto 37 rendono difficile oggi una unificazione delle due componenti; ma io credo che si debba cercare in forme appropriate una visibilità comune creando una sorta di coordinamento dei cattolici democratici presenti nella sinistra che possa raccogliere anche altre esperienze di tipo associativo. Dobbiamosuperare la tentazione delle piccole identità separate. D'altra parte ricordiamo bene che non esiste oggi la possibilità di un cattolicesimo sociale efficace ed operante sul terreno della solidarietà a prescindere dal pieno inserimento nelle dinamiche della democrazia moderna; non esiste cattolicesimo sociale che non sia cattolicesimo democratico, il quale ultimo si è sviluppato e affermato nel nostro paese per la doppia adesione ai valori della libertà e della democrazia. È assurdo che si qualifichi oggi per liberal democratico uno schieramento che va da Bossi a Fini, attraverso la mediazione di Berlusconi, ci sono lì tutt'al più schegge di liberismo, non i grandi valori della tradizione liberal democratica nella quale noi invece siamo inseriti a pieno titolo. Torno al problema pratico da cui sono partito: occorre dunque una intesa e un coordinamento fra i cattolici presenti in Alleanza democratica e i Cristiano-Sociali e questo esige prima di tutto la presentazione di una lista comune per la quota proporzionale nelle prossime elezioni. Questo mi sembra un passaggio obbligato se vogliamo rendere efficace e visibile la presenza dei cattolici nel polo progressista.

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