{)!LBIANCO ~ILROSSO • 11•}•.'ffl a ; 1 Perchévalorie solidarietà sianoprogrammeirealtà p ochi minuti di intervento, un saluto, una dichiarazione di impegno. Ho aderito come cristiano, radicale e socialista alla convenzione dei Cristiano-Sociali. E mi ha fallo piacere sentire da un intervenuto, e quindi condividere l'ipotesi positiva di cristiani, presenti trasversalmente nelle diverse aree politiche, per rendere presenti e visibili, soprattutto per dare attuazione ai nostri valori, laici e cristiani, del diritto, della libertà, della giustizia e della solidarietà. In precedenza, un altro intervenuto ha detto giustamento che i valori, in questo momento di confusione e di crisi, debbono divenire, per essere credibili, azioni, programmi, risposte concrete ai cittadini. Per me, impegnato da anni come esperto di politiche sociali e delle migrazioni, nella Commissione governativa di indagine sulla povertà e l' emarginazione, ciò comporla non continuare ad estenuarsi nel dibattito, strumentale alle prossime elezioni, sulla solidarietà o sull'assistenzialismo, ma capire, verificare, avallare solo quelle azioni e quei programmi che, nel passato e nel prossimo futuro tendono a rispondere a quei problemi chiave - così li ha definiti Morese - dello Stato sociale e del suo radicale riordino, in una precisa scelta di campo: con il blocco della pratica generalizzata - a destra e a sinistra, nella maggioranza e nell'opposizione - della ricerca partitica e clientelare del consenso; e con una coerente e radicale attenzione alle situazioni e ai diritti delle famiglie di MassimoSaraz e dei cittadini realmente più deboli, i poveri estremi o le famiglie poverissime, come le abbiamo chiamate nel Terzo Rapporto sulla Povertà. In questo elaborato, consegnato al Governo nel mese di dicembre, ed ora in stampa, si conferma da un lato il quadro complessivo delle povertà economiche, da ultimo indotte anche dalla crisi economica ed occupazionale, dall'altro l'esistenza di uno zoccolo duro di famiglie in condizioni di povertà: famiglie di lavoratori e di disoccupati, con un solo reddito, spesso con un solo genitore, con figli minori e 35 maggiorenni inabili a carico; famiglie costituite da invalidi e anziani oltre i 65 anni, con reddito minimo di pensione, cronicamente in condizioni di povertà economica. Questi cittadini, queste famiglie - insieme a Gorrieri lo documentiamo dagli anni 80 - sono i poveri reali, quelli ai quali deve rivolgersi selettivamente lo Staio sociale e la spesa dell'assistenza economica. È su queste politiche, su questo obiettivo di passare da un sistema diffuso di distribuzione a pioggia di limitatissimi benefici a tutti, a un sistema selettivo di riservare reddito sociale sufficiente ai pochi che ne hanno bisogno e diritto, che dobbiamo concordare assieme il nostro programma, verificare le azioni e gli impegni delle altre forze, e non solo al centro e a destra, ma soprattutto nelle sinistre, nel sindacato, nel Pds. Al tavolo dei programmi· - e non dei valori che sembrano comuni a tutti - bisogna capire ad esempio perché sono successe, nel Governo e Ira le forze politiche anche di sinistra, alcune cose specie in sede di legge finanziaria 1994. Mi chiedo, pensando al radicale cambiamento di lotta contro la povertà che la Commissione ha proposto al Governo e alle forze sociali e politiche, alcune cose: perché ad esempio, malgrado le dichiarazioni programmatiche del Governo Ciampi, tulle tese alla considerazione della famiglia come nucleo essenziale di solidarietà, vi è stata una pressoché totale carenza di politiche di sostegno alle famiglie, senza arrivare al riordino dei trattamenti fiscali familiari, senza estendere l'assegno al nucleo familiare - la creatura del Mi-
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