Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

questa seconda parte dovrà essere compressa, mentre i bisogni primari saranno garantiti meglio per tutti. Sulla base di questa profonda consonanza di analisi e di proposte, già prima di Natale il consiglio federale dei Verdi aveva espresso la piena disponibilità ad una presentazione congiunta con i Cristiano Sociali nella quota proporzionale. La nostra posizione non è cambiata. Oggi ci proponete come condizione l'accordo a Ire con Alleanza Democratica: se noi non l'accettassimo, scegliereste - così ci dite - di non presentarvi. D!LBIANCO ~ILROSSO 1 u•t-1#1 a ;J A noi Ad non ha avanzato alcuna proposta e trovo coerente questa posizione: sono presenti oggi in Ad uomini, componenti che in passato hanno sostenuto scelte produttive - e più in generale un'impostazione dell'economia - molto distanti dalle nostre (ma, direi, anche dalle vostre!). Temo che queste differenze emergeranno ancora di più, allo stesso «tavolo» dei progressisti, man mano che approfondiremo i punti programmatici. Per contro, su un altro versante, il processo di chiarificazione con Rifondazione Comunista sulle questioni del disavanzo e delle privatizzazioni è stato reale. Dunque ci riesce difficile comprendere perché si dia per scontata la omogeheità - o quanto meno una agevole intesa - con Ad, lasciando intendere che poi le nostre tre forze dovrebbero far muro contro Rifondazione Comunista quando si dovrà parlare di governo. Una questione di immagine? Di credibilità nei mercati internazionali? Alleanza facile, naturale, per i Verdi con i Cristiano Sociali. Aiutateci a capire perché - al di là di mere questioni elettorali - ci ponete ora questa stringente condizione con Ad. Insiemev:ersoilnuovo che è ancora mezzastrada A spellavamo da anni che il nostro paese approdasse ad un sistema di democrazia animato dal meccanismo e dalla concreta praticabilità cieli'alternanza. Al momento del referendum, la Cisl si è anche «sbilanciata» in favore dello sblocco del sistema politico, esponendosi in modo inusuale, rispetto alle sue tradizioni, Con la nuova legge elettorale non abbiamo raggiunto l'obiettivo, o quanto meno non l'abbiamo ancora raggiunto totalmente. E del resto ne siamo stati consapevoli fin da quando un consenso pressoché totale ha portato il testo di riforma all'approvazione parlamentare. Ci stava a cuore la definizione di un sistema capace di produrre quel che è mancato alla prima Repubblica, perlomeno nell'ultimo decennio: governabilità e trasparenza. Ma non riuscidi Raffaele Morese remo a vedere risultati in tempi brevi, e certamente non saranno il magico prodotto del 27 marzo. Anche di questo siamo consapevoli. Una trasformazione che si preannuncia di lunga durata sta compiendo solo i suoi primi passi, e la «fase costituente», nient'affatto esaurita, sarà un processo faticoso, complesso, più volte attraversato da scomposizioni e ricomposizioni, separazioni e alleanze, avvicinamenti e rotture. Tutto questo non può che attribuire agli attuali schieramenti pre elettorali un carattere di forte provvisorietà. È una difficile fase di mutazione genetica. Cosa ci serva allora per non perdere la bussola? È chiaro che la capacità di governare, la possibilità stessa di farlo, è ormai diventata un tutt'uno con il coraggio di addentrarsi con determinazione nelle grandi scelte che disegneranno il volto della seconda Repubblica. Abbiamo imboccato una strada che 30 potrebbe davvero portarci fin lì, ma potremmo anche non arrivarci, fermandoci prima, ad una brutta copia, un cattivo replicante di quel che abbiamo già sperimentato se non teniamo fermi alcuni obiettivi di per se stessi capaci di «civilizzare» il nuovo che ci sta davanti. Sono di questo tipo le scelte per una politica di incentivazione, difesa e redistribuzione del lavoro; per la bonifica fiscale e la ricostruzione dei sistemi di finanziamento della cosa pubblica; un completamento coerente del disegno di cambiamento istituzionale che abbiamo iniziato con la nuova legge elettorale; la sperimentazione-di forme concrete di democrazia economica. Con tutto ciò si è già misurato anche il governo uscente, raggiungendo qualche risultato, apprezzato soprattutto da sinistra. Ma Ciampi senza Amato, senza l'impianto e la filosofia dell'accordo di lu-

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