Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

governare senza un consistente apporto dell'elettorato cattolico. Secondariamente, la nostra società è oggi attraversata da allarmanti tensioni particolaristiche, improntate ad un marcato egoismo sociale e all'intolleranza verso i diversi. Avanza prepotentemente e diffusamente nel corpo sociale una cultura autoritaria, di pari passo con il prevalere delle ragioni dei soggetti forti e con l'allentarsi di ogni vincolo di solidarietà e di appartenenza sociale, e perfino nazionale. La sfida è davvero epocale. Rischiano di rimanerne travolte, insieme ai ceti sociali deboli e marginali, le ragioni della solidarietà e della stessa democrazia. La disattenzione - anche della sinistra - alle politiche sociali, alle disuguaglianze crescenti, all'emarginazione e al disagio dilaganti rendono altrettanto indispensabile che nel polo progressista sia concretamente presente una forza che, {'!,LBIANCO ~ILROSSO 1111 i.-m• H;J per sensibilità, per tradizione e per radicamento sociale, si faccia specificamente carico di queste problematiche e sia punto di riferimento organizzato e visibile sul fronte della riemergente «questione sociale». Chi altri può farlo se non i «cattolici progressisti» o i «Cristiano-Sociali», in nome dell' appartenenza religiosa, ma dell'effettività e della consistenza - storicamente incontestabili - della loro presenza e del loro ruolo nei luoghi della sofferenza sociale? Il nome di «Cristiano-Sociali», che pur non manca di ambiguità (basti pensare, sotto il profilo anche soltanto della collocazione politica, ad altre esperienze europee così denominate), non individua dunque né un'area ideologica, né una connotazione confessionale, ma una storia - con le sue luci e le sue ombre, anche pesanti-, un radicamento sociale, un'area di sensibilità e di culture. Insomma, un insieme di uomini e di donne che non intendono rassegnarsi a una politica che non sia anche impegno di emancipazione e di liberazione per le moltitudini di poveri di questo nostro mondo. È tempo che questa ispirazione e questa volontà entrino esplicitamente, «programmaticamente» nel circuito politico, per mutarne le ragioni, gli obiettivi e le pratiche. Il rischio odierno non è l'irrilevanza della presenza cattolica in politica - che di per sé potrebbe anche essere un fattore di chiarezza - bensì è l'espunzione dall'orizzonte stesso della politica del problema dell'uguaglianza e dell'interrogativo radicale che i poveri fanno pendere sulla moralità delle nostre società e del nostro modo di vita. Un problema e un interrogativo che, in un modo o nell'altro, sono divenuti inattuali anche per la sinistra italiana ed europea. •HO ., ... --;,:; ' - ' · ,,. ,:_ , · · · 1-11i's., '·· ~' ' . ~~- .; :... >-- 26

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