Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 49 - feb.-mar. 1994

arrivato anche il momento conclusivo, l'invito a schierarsi in coerenza con l'obiettivo del bipolarismo, e non in ragione di astratte ingegnerie, ma in nome delle questioni politiche sul tappeto, in ragione delle discriminanti fondamentali, quelle stesse (dal rapporto ripresa economica lavoro, a quello fra risanamento economico-solidarietà) che rendono politicamente vacuo un centro che non sappia coniugare i propri valori con i valori e gli interessi rappresentati storicamente dalla sinistra, perdente una sinistra che non sappia assumere e fare propri i valori di rigore e di compatibilità propri del centro. La «visibilità»dei cattolici dunque a sinistra c'è, c'è stata nelle amministrative di primavera e di autunno, con Castellani e Sansa, deve esserci nella contesa politica che si prepara. Lanascita dei Cristiano-Sociali è venula come un segnale importante e positivo ed è a questi fini lo strumento privilegialo. Credo tuttavia che il nostro comune impegno debba essere di rendere evidente il ruolo e il significato della presenza dei cattolici nello schieramento progressista anche oltre le sigle. Dovremmoprendere delle iniziative comuni in cui ritrovarci, e mostrarci insieme, Cristiano-Sociali, cattolici presenti in Ad, nella Rete, nel Pds, cattolici democratici provenienti dalle sigle ufficiali classiche del cattolicesimo democratico e cattolici schierali da tempo a sinistra, per motivare insieme le ragioni di una convergenza che sta in realtà modificando la cultura politica degli uni come degli altri. E·non lo dobbiamo fare solo per una ragione negativa, battere appunto la falsità del timore di una sparizione. Lo dobbiamofare per una ragione positiva. È aperto, e avrà la sua prova in queste elezioni il processo di costruzione di una nuova sinistra democratica, il processo per cui dovrà sciogliersi, io spero insieme, la parallela incompiutezza del Pds e del Polo progressista: un processo che non avverrà a tavolino (dico nei «tavoli»ove il prevalere della trattativa diplomatica può semmai ritardarlo), avverrà nel vivo del D!LBIANCO aiz..1LROSSO •n•~tJ•a;J dibattito elettorale e entro la responsabilità cui siamo chiamati. Non credo che sia un eccesso di orgoglio di appartenenza a farmi pensare che noi siamo più attrezzati e più forti e per favorire questo compimento. Non è un caso che mentre le culture classiche della sinistra si sono caratterizzate soprattutto per la loro tendenza a dividersi, l'esperienza del cattolicesimo democratico sia stata segnala da una forte tensione unificante, per sé e di fatto per il Paese. Oggi ci compete far rivivere questa stessa tensione non più in direzione di una unità di cattolici che ha coperto non solo una difformità di politiche, ma anche una difformità radicale di etiche e di valori ideali, ma in direzione della costruzione di una aggregazione politica capace di ridare forza a un processo dinamico di unificazione del Paese entro un quadro di crescenti autonomie. E siamo, in ragione delle nostre storie diverse e 20 delle nostre culture politiche in grado di operare, su basi coerenti, non per aggiustamenti opportunistici, più e meglio di altri quell'inoontro fra valori e culture della sinistra e del centro che è la condizione della vittoria dei progressisti. È anche per questo che il cattolicesimo democratico deve stare a sinistra. C'è una certa contraddizione fra la sottolineatura, talora fin troppo enfatica, del ruolo essenziale di una tale cultura a fini dello sviluppo del Paese, e una sorta di tacita singolare pretesa, e cioè che gli altri debbano dimostrare di esserne degni, assumendone direttamente, prima di ogni convergenza, gli assi concettuali fondamentali. Se fosse così una tale presenza, a posteriori, dei cattolici democratici sarebbe davvero inutile. Essa non è inutile appunto perché la natura di una aggregazione è segnata dalla qualità delle forze che vi convergono; e noi vogliamo contribuire a segnarla con tutta la nostra tradizione critica e progettuale di tale presenza. Non si tratta di un dialogo fra soggetti diversi; la diversità attuale mi sembra ben esemplificata da un confronto che oggi è d'attualità, fra il dialogo, trent'anni fa, fra Berlinguer e Bettazzi come due soggetti comunicanti, ma diversi e il saggio che in questi giorni Occhetto ha scritto per «Il Regno», in cui le garanzie del rapporto fra cattolici e sinistra, a partire dalla libertà di coscienza, sono tutte interne al modo di essere stesso della sinistra. L'obiettivo della visibilità cattolica non è in contraddizione, con l'ipotesi avanzata da Gorrieri, di una presenza comune, nelle liste proporzionali, di Ad, Cristiano-Sociali e Verdi. Al contrario; tutto ciò che accelera e esprime la costruzione di convergenze reali è un elemento di forza del Polo progressita, un segnale della sua maturità, un passo avanti verso la sua piena legittimazione. Aggiungerò che a me pare in coerenza con il disegno originario che ha fatto nascere il Pds, come embrione di un soggetto pluralista in cui culture diverse potessero stare a casa propria, senza rinnegare se stesse.

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