gata anche a conflitti opinabili dentro lo spazio politico. Come se i cristiani non dovessero contaminarsi con l'opinabile, che è la quintessenzadel conflitto politico nel moderno, potendo solo o restareunitial Governo(ilmodello Dc) o all'opposizione (il non expedit}. Vi è chi ha tanto amato, vissuto o anche solo studiato il modello del «centro», chi ha apprezzato i suoi indubbi successi, dal non cogliere la totale improponibilità ed anzi il carattere regressivo in un sistema che ha bisogno di essere non più consociativo e quindi privo di un blocco di centro proprio perché gli elettori di centro possano volta per volta premiare la proposta migliore. Ma per fortuna nelle generazioni D!LBIANCO '-'Z,. ILROSSO • 111 ;.i§•t a ;J più giovani di questo arcipelago questi problemi appaiono moltominori. Dell'idea di «centro» come proiezione di un'unità cattolica pre-esistente e a se stante rimane ben poco: la collaborazione in medesime iniziative di cattolici e non cattolici è un dato di fondo del nostro orizzonte ecclesiale post-conciliare, è la regola e non più l'eccezione; così pure lo spirito dialogico e pluralistico sull'opinabile. Chi, dopo il legittimo «ritorno a casa» di Segni vede dietro di lui Buttiglione, Formigoni, Michelini non pensa certo al dolore della divisione politica con questi cattolici (con cui peraltro era stata buona norma avere pareri diversi anche sulla visione di Chiesa) ma pensa che finalmente tutto è più chiaro, che le differenze sono finalmente evidenti e non più coperte da un'unità necessitata. Non soffre affatto, anzi si rallegra per il chiarimento avvenuto, fruttuoso per tutti. Com'è chiaro che i membri dell'Opus Dei in Spagna votino per il Partido Popular di centro-destra e quelli dell'azione cattolica insieme a Ruiz Gimenez per il Psoe, come è cosa buona e giusta che i cattolici conservatori francesi votino giscardiano o gollista e quelli progressisti del!'azione cattolica studentesca e operaia, ovvero i discepoli di Mounier, per i socialisti. I progressisti coi progressisti, i conservatori con i conservatori senza pretendere esclusive di mandati ecclesiastici, ma ognuno forte delle proprie opinabili convizioni. Nelpoloprogressista perlaformaziondeell 1 uomo N on ritengo di dover dire molte cose. Ritengo comunque utile far sentire la voce di chi, come me, non ha mai svolto un'attività politica, ma ritiene ora di impegnarsi come cittadino e come cattolico praticante. Questa mattina ho ascoltato con molta attenzione, e grande soddisfazione, la relazione di Alfredo Carlo Moro che mi ha chiarito in un modo intellettualmente molto stimolante quale sia l'approccio di un cattolico autentico verso la politica. D'altra parte, la perfetta sintonia che io vi scorgo con i principi richiamati nella recente lettera papale ai vescovi italiani mi conforta particolarmente. Ho anche molto apprezzato il chiaro di Roberto De Antoniis interventodel professor Lipari il quale ha, con molta efficacia, richiamato i punti politici e programmatici sui quali un cattolico autentico non può assolutamente non riconoscersi. Personalmente ho sempre ritenuto che il modo concreto di far politica della Democrazia Cristiana non si confacesse a que li ideali cristiani che l'unico partito di ispirazione cattolica, presente sulla scena politica italiana, in posizione rilevante per quasi mezzo secolo, avrebbe dovuto preservare come il suo patrimonio spirituale più importante. Naturalmente non voglio e non posso negare che ci siano state delle singole personalità politiche autenticamente cristiane, ma la gestione complessiva del potere di quel partito, anche prima di «Tangentopoli», non è 18 stata sicuramente improntata a quei valori nei quali come cattolici ci riconosciamo. La situazione storica che stiamo vivendo, drammatica ed affascinante, ha obiettivamente reso più facile una partecipazione politica dei cattolici anche perché essa oggi non può più configurarsi come la militanza in un unico partito. Onestamente penso che, oggi, un cattolico possa indifferentemente militare sia in un polo politico progressista che in uno conservatore. Il sistema bipolare favorito dall'attuale legge elettorale, oltre ad aver apportato chiarezza, in linea di principio, nella situazione politica italiana, favorendo l'alternanza al potere, ha anche reso meno ambigua la militanza politica dei cattolici. Quindi, io credo che la scelta tra il polo
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