scapito del carisma delle idee e finisce inevitabilmente con il servire più alle ambizioni dei singoli che all'effettiva dedizione alle esigenze degli uomini. b) a una politica dello scontro per cui è più significativo essere contro qualcuno che costruirsi una identità e un programma propri; è più opportuno scavare fossati che lanciare ponti per far emergere, in un dialogo costruttivo, punti comuni e proposte condivisibili; è più utile costruirsi antagonisti di comodo su cui lanciare anatemi, e speculare sui pre-giudizi ancora diffusi,che cercare di capire le ragioni degli altri. Nella società vociferante di oggi sembra che solo chi grida di più abbia ragione, che solo chi agita la clava della propria presunta verità difenda meglio la pr.opria posizione, che solo la demonizzazione dell'altro faccia emergere la giustezza della propria proposta, che la nevrastenia debba soppiantare la ragione. Ma in una contrapposizione siffatta non si costruisce ma si frantuma; non si risolvono i problemi complessi ma ci si paralizza a vicenda; non si aiuta l'emergere della razionalità ma si da spazio esclusivamente alla emotività. c) a una politica del notabilato, costruita da alcuni specialisti illuminati che sanno, da soli, cosa può essere utile per tutti; che da spazio a giovani - e meno giovani - a rampanti e telegenici disancorati dai fermenti e dalle reali esigenze di vita presenti nella società civile; che tutela prevalentemente interessi di un gruppo contrabbandandoli come interessi di tutti; che persegue una apparente efficienza del sistema disancorata da una sua reale efficacia e cioè dalla sua capacità di dare concrete risposte al bisogno della persona di poter godere di una vita più compiuta su tutti i piani. Perché la politica non si riduca a tutela degli interessi economico-finanziari di pochi, ma a ricerca reale del bene comune, è indispensabile che sia momento di sintesi di un processo che nasce nella società e in essa si sviluppi e arricchisca; che si ridia in mano ai cittadini il timone della propria storia attraverso una partecipazione reale e non fittizia e una collaborazione co- {)!.LBIANCO ~ILROSSO 1,111-.1§j1j:j struttiva che veda impegnati larghi strati di popolazione. Perché la politica non si risolva nell'esercizio del potere da parte di una oligarchia è indispensabile che sia presente in essa la grande complessità esistente nella società e che il ceto politico trovi la sua legittimazione nella sincronia con i reali movimenti culturali e sociali presenti nella società e con i fermenti in essa emergenti, È indispensabile che la politica torni ad essere coscienza e volontà generale e non nuova delega ai professionisti della vita pubblica o ad opinionisti. cl) a una politica della furbizia tutta imperniata su tatticismi (firmo la sfiducia al governo ma subito dopo firmo la fiducia allo stesso governo), sul proclamare nei programmi una cosa convinti di realizzarne in realtà altra (diceva Don Sturzo «i programmi non si scrivono, si vivono»); sul rifiuto formale di accordi impegnativi per perse-. guire sottobanco i cosiddetti «accordi tecnici», sul ricatto o la blandizia nei confronti del concorrente o del!'avversario (abbiamo letto con grande amarezza che un emergente leader cattolico assicurava a Berlusconi che se non si fosse presentato alle elezioni si sarebbe fatto in modo che le banche non chiedessero il pagamento dei suoi cospicui debiti). Una politica nuova - costruttrice veramente di legalità e democrazia esige trasparenza, coerenza, contrapposizioni leali, rifiuto dei tanti giochetti che hanno nel passato fortemente appannato l'immagine della politica come strumento di servizio della collettività. e.) a una politica intesa in senso totalizzante e cioè come politica che pretende di subordinare a sè tutti gli altri sottosistemi all'interno di una visione gerarchizzata e ideologizzata della realtà sociale. La politica, nella società complessa e pluralistica di oggi, deve essere intesa come attenta interpretazione delle attese e dei bisogni delle persone; come ricerca continua degli obiettivi minimi comuni da fermamente perseguire malgrado la diversità delle ispirazioni di partenza; come capacità di 14 mediare i conflitti inevitabili nella società complessa perché prevalgano gli interessi mediamente condivisi e diffusi; come momento alto di individuazione di criteri di valore comune e di scelte appaganti che riconducano ad unità di molte soggettività in cui si esprimono le singolarità della nostra vita sociale. f) a una politica ridotta a pragmatica gestionedell'esistente priva di contenuti valoriali e di capacità progettuale. Una politica regno della sopraffazione come la teorizza l'ideologo della Lega. La caduta delle ideologie - intese come gabbie interpretative della realtà in mutamento - è stata certam.ente positiva per costruire una politica più aperta ed attenta alle esigenze reali delle persone e non deformata da filtri ideologici. Ma questo «crepuscolo degli dei» ha comportato troppo spesso anche una stanchezza, che si è tradotta in rinuncia, a progettare per il futuro e un appiattirsi sulla grigia gestione del presente; in una incapacità di indirizzare, se non disciplinare, l'emergente; in una diffusa miopia a discernere i «segni dei tempi» presenti nella storia degli uomini. Far politica, oggi, esige ancora la capacità di coniugare realismo ed utopia componendo l'apparente antinomia tra i due termini; il saper gestire il «già»ma il saper programmare il «non ancora»; il saper riconoscere lo scarto che necessariamente esiste tra ciò che si può, tra ideale e reale, ma senza rinunciare a tentare di costruire una comunità migliore in cui possa essere vissuta da tutti, nel mondo più ampio possibile, la giustizia e la pace che restano esigenze fondamentali dell'essere umano. 4. Un'ultima considerazione mi sembra essenziale fare. Per realizzare questo nuovo modo di fare politica e per rifondare - sulla legalità, la moralità e la giustizia - una comunità partecipata in una democrazia compiuta i cattolici devono dare il loro contributo anche in forme organizzate per rendere più esplicita e più significativa non tanto la propria testi-
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