{)!L BIANCO a.l,, IL ROSSO Mikiil•t;i nate etichette, che però sono usate non tenendo conto di ideologie e di culture politiche superate. Perciò si tratta di ridefinire le forze politiche e i loro orientamenti alla luce della nuova situazione, su precise basi programmatiche, ma che in qualche modo tengano conto di una realtà nuova e della esigenza di chiarezza anche sul piano teorico ed etico. Anche un termine ampiamente usato come quello di progresso resta estremamente generico e per certi versi anche ambiguo. Sembra che il termine «progresso» si affermi, perché più ampio del concetto di «sinistra»; comprende sia chi vuole più giustizia nella società, sia tutti coloro che vogliono il «nuovo», un nuovo modo di fare politica che si liberi dai «compromessi» dei partiti del passato. Tuttavia il termine mantiene un'ambiguità che del resto è stata ampiamente messa in luce dalla cultura del nostro secolo: non solo da Heidegger, ma anche pensatori attenti alle ragioni della liberazione e dell'eguaglianza (da Mounier a Benjamin a Bloch) lo hanno sottolineato, «Progresso» richiama un avanzamento lineare, un miglioramento «naturale»: ma così occulta la radicalità del male, dei conflitti e delle ingiustizie sociali; e, d'altra parte, banalizza il bene, sembra darlo per scontato, come semplice accumulo. Come se ogni «processo» della storia umana andasse considerato alla fine positivo, anche senza indicare la meta a cui tende. Anche il termine laicità che aveva un suo ruolo e una sua importanza, specie in un paese egemonizzato da un partito che chiamandosi cristiano e chiedendo l'unità dei cattolici poneva non modesti problemi sul piano appunto della laicità 8 della politica, va profondamente rivisto. Oggi che questa forza politica ha terminato il suo ruolo e che in teoria, oltre che in pratica, nessuno può invocare una vincolante unità per tutti i cattolici si pone per tutti, oltre che per i cristiani, una ridefinizione del termine laicità. Laicità è in sostanza, oggi, come avrebbe dovuto sempre essere, se determinate contingenze storiche non l'avessero impedito, non l'assenza di una fede ma la libertà di utilizzare la propria fede i termini non integralisti. E allora in questa fase nuova si tratta di porre la dialettica politica e il ruolo dei partiti secondo una nuova progettualità. Tutto questo, oltre tutto, è anche legato e, in qualche modo, vincolato alle nuove forme di organizzazione e di confronto, determinate dalle trasformazioni largamente volute dal popolo italiano per le quali le elezioni sia sul piano locale che su quello nazionale, non sono più legate a forme rigide di proporzionale, ma ha un bisogno reale di precise alternanze, con schieramenti ad essi vincolati. Si tratta perciò di vedere quali forze politiche e in quali forme, su quali basi teoriche e programmatiche entreranno in gioco nella nuova realtà del nostro paese. Per quanto riguarda quei cattolici che hanno avuto attraverso la democrazia cristiana un ruolo determinante comunque lo si voglia valutare, nella vita politica del nostro paese, è venuto il momento di prendere atto che comunque una nuova fase si apre in modo assolutamente irreversibile! Ma non si tratta solo di «fuggire» da Tangente-
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