Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

D!LBIANCO aiLILROSSO ••~ii a ;\'4 a~@ i• Poi arretriamo, poco convinti, davanti agli eccessi del «personalismo» che ne consegue. Il dilemma è abbastanza nuovo, non solo dentro la cabina elettorale. A pelle, sentiamo tutti i rischi delle campagne all'americana, spinte oltre il buon gusto e interessate più a scavare nelle vite private che nelle reali discriminanti politiche. Eppure la strada imboccata è in gran parte simile. La prima delimitazione verrà dalla capacità delle nostre nuove aggregazioni di «esistere» oltre l'avvenimento elettorale. Nel non essere solo movimenti d'opinione, ma nel radicarsi tra la gente. Nei confronti dei massmedia, la soluzione del candidato visibile ha un pregio. Parla soprattutto lui. Si abitua a conoscere i propri interlocutori giornalisti. Affina il proprio linguaggio. Riporta ad unità le inevitabili «sfumature» o dialettiche di un movimento allo stato nascente. Il dialogo pubblico viene così più facilmente «monitorato», specie quando intende davvero assumere i toni di un'aperto confronto con le opinioni striscianti o prevalenti. Sentirsi etichettare come il «movimento di Gorrieri e Camiti» risulta riduttivo, ma semplifica nella riconoscibilità dei messaggi, in tempi di «urla» e «deprecazioni» (vedi un mio precedente articolo sul «farsi sentire» in Italia oggi). 3. Lanciare/raccogliere i messaggi. È il cuore del nostro tentativo, stretto tra una scadenza elettorale ravvicinata e il.bisogno di ricostruire una rete stabile di rapporti di lavoro politico. In pochi mesi, si tratta di legittimarsi al tavolo dei progressisti, di sostenere proprie o altrui candidature, di fare opera di sensibilizzazione nel mondo cattolico e dell'associazionismo sulle nostre posizioni, di proporre ad altre aree meno affini le nostre principali idee su come sciogliere il nodo efficienza-solidarietà (dalle 32 ore di lavoro fino al nuovo Welfare State). Il tutto facendo anche i conti con il dibattito politico in senso proprio: saremo schiavi del Pds? come rapportarci a Rosy Bindi? ecc. Non tutto è sostenibile allo stesso modo. Occorrono priorità di lavoro organizzativo. Siamo radicati nel volontariato: diffidiamo al70 !ora dal volontarismo. Se abbiamo accettato di non parlare (almeno all'esterno) tutti insieme, proviamo dunque a sondare le reazioni di alcuni «pubblici» importanti, per la loro entità o per la loro qualità. Inutile pensare di parlare a tutti. Finiremmo per parlare a nessuno, scivolando nella demagogia. In ogni caso ci collocheremo dentro una forma federata, come componente. Dunque c'è spazio e vantaggio nel non sovrapporsi. In linea di massima proviamo a par \are ai moderati, agli incerti, ai meno raggiungibili attaverso i massmedia, ai più corrazzati nella diffidenza per l'impegno politico. Un lavoro porta-a-porta prezioso. Incrociare le esperienze e le provenienze. Ben vengano le nostre «apparizioni» sulla stampa ritenuta secondaria: i bollettini parrocchiali, i mensili per chi cerca idee di lavoro, Videomusic coi suoi incisivi notiziari per giovani, le radio locali meno sputtanate. Insomma utilizziamo quel po' di giornalismo di servizio che pure esiste. Berlusconi ha scelta un'altra strada. Sono gli stessi uomini della pubblicità Fininvest a preparare in queste settimane alcune centinaia di selezionati individui adatti a incarnare la politicaspettacolo. Per loro, superati i training di apparizione in tivu o di gestione delle riunioni, è già pronto il kit con cui arredare le sedi e i gadget da vendere come nei Milan-clubs. Grazie, non ci interessa. A patto però, di accettare la sfida alta per quello che è. Questi saranno anche i nostri avversari: non solo ricchi, ma anche abib nel cimentarsi .nello spazio pubblico. Già organizzazioni come Amnesty International (l'uso delle lettere come arma di pressione) o Wwf (l'affitto mirato del proprio marchio per campagne promozionali controllate) hanno fatto cadere il tabù della contaminazione verso le moderne tecniche di comunicazione sociale. Ci indicano una strada senza scorciatoie. Ad ognuno inventarsi un modellino che gli sia proprio. In dicembre sono riflessioni che hanno coinvolto anche i vertici della stampa cattolica nazionale e i settimanali diocesani. È tempo di discuterne anche nei movimenti associativi e politici che si riconoscono in quella matrice culturale.

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