Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

O!LBIANCO aiL.ILROSSO • •~i IM ;\i M~I•P responsabilità della gestione della cosa pubblica, che invece di servire hanno occupato le istituzioni; il progressivo radicamento - proprio a causa di questa assenza di valori vissuti e di questo vuoto culturale e politico - della criminalità in tutti i suoi aspetti da quella organizzata a quella dei «colletti bianchi». Di fronte a questi fatti negativi, vivono nel Sud espressioni di grande significato morale e civile: la vicenda degli Albanesi, il volontariato diffuso, la quotidianità del servizio di tanti cittadini nel lavoro, nell'associazionismo, nella cooperazione, nell'impegno sindacale testimoniano la presenza di un'eredità preziosa, di un tesoro nascosto da riportare continuamente alla luce e da valorizzare ai vari livelli della convivenza civile e democratica: l'onestà, la solidarietà, l'amicizia, la laboriosità, la creatività, le tante energie delle persone cui corrispondono le tante risorse naturali agricole, turistiche, artigianali da valorizzare con dimensioni e criteri industriali e commerciali entro progetti integrati. · Una colpevole politica miope, mentre l'azione da più parti era condotta verso l'abolizione dell'intervento straordinario, non ha provveduto ad aggiornare o a riformare l'intervento ordinario e ci ha portato, senza scampo, ad uno stadio tale di confusione, di paralisi, di frammentazione da non potersene prevedere i tempi della ripresa. Siamo convinti che lo sviluppo del Mezzogiorno dovrà avvenire attraverso la liberazione delle sue forze produttive per la nostra prima ed autonoma iniziativa, senza alcuna attesa messianica; tuttavia la collettività nazionale ha il dovere di fornire beni fondamentali in misura e qualità uniformi su tutto il territorio: gli ostacoli di ambiente, peccati storici dei Governi che si sono succeduti, vanno rimossi, le infrastrutture materiali e immateriali sollecitamente rafforzate, i fat68 tori della produzione trasparentemente e oculatamente potenziati. La fine dell'intervento straordinario al Sud non è la fine della questione meridionale, come purtroppo pare emergere dalla latitanza governativa degli ultimi anni, mentre avanza e si diffonde una «falsa coscienza» nazionale, che sta mettendo sempre più in crisi il sistema democratico. Per questo - proprio in questo momento epocale di cambiamento - gli italiani devono ri: prendere e ripresentare la questione meridionale come grande questione democratica del Paese. Pertanto, anche sul versante della questione meridionale, si definisce - nel nuovo quadro politico verso la democrazia matura - lo spartiacque tra un progetto politico progressista eriformatore ed uno moderato e conservatore. È interesse dello sviluppo del Meridione nel1'ambito della democratica solidarietà dello Stato Unitario costruire celermente un patto federativo delle forze progressiste e riformatrici che elabori quanto prima un programma serio e fattibile da affidare per la realizzazione ad un nuovo ceto politico meridionale, perché sia messa la parola «fine» alla triste e piratesca storia dei politici locali che - preoccupati della conservazione del proprio potere e dei propri interessi particolari - rimandano ai vertici nazionali dei partiti, ai Ministri, al Parlamento la causa di tutti i ritardi, le inadempienze, gli insabbiamenti e le corruzioni. Per questo è necessario che si realizzino dei Forum per il rinnovamento politico e istituzionale ed altri per lo sviluppo socio-economico al fine di giungere conseguentemente alla costituzione di ampie aggregazioni sociali e politiche per determinare una svolta decisiva verso un Sud armonicamente sviluppato e dignitosamente integrato in una Comunità nazionale, democraticamente matura, soprattutto unita dentro l'Europa dei popoli.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==