Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

vrebbero fare uno sforzo per capire ed accettare la «forza di trascinamento», nella attuale crisi, della cultura e delle tradizioni somale? Ad esempio rivalutando il tanto disprezzato «tribalismo». Non sarebbe una novità: già nel 1969, in «Agricoltura e sviluppo economico: il caso della Somalia» sottolineavo la felice espressione «a Pastora! Democraty» con la quale I.M. Lewis definiva l'organizzazione sociale delle popolazioni somale. A livello dei problemi economicosociali, non si può che essere d' accordo con il nostro plenipotenziario per le questioni somale, Angelli, che sostiene la «politica delle tre fasi»: prima fronteggiare l'emergenza alimentaresanitaria, poi rivitalizzare la vita economica e sociale, infine ricostruire le infrastrutture. Ma chi sono le «controparti» somale con le quali trattare l'attuazione di questo programma? Quesito cruciale, al quale non può esserci una risposta precisa e semplice. In effetti per molto tempo non ci sarà una controparte / ---- D!LBIANCO ~IL ROSSO • IRQ ;Ju=M • ••~cD~IIIIJ unica: le controparti somale andranno ricercate volta per volta, con una sensibilità politica che finora è mancata sia agli americani che ai funzionari internazionali. Come ben sappiamo dall'esperienza delle contrattazioni sindacali, il tentativo di crearsi una «controparte appropriata» è una disastrosa ingenuità, specie in realtà sociali fortemente arficolate e conflittuali come quella somala. Da questo punto di vista gli italiani, nell'arena di Mogadiscio, si sono dimostrati particolarmente scaltri. Nella fase della ricostruzione delle infrastrutture sarà necessario un massiccio e ben coordinato intervento pubblico internazionale. Attualmente invece la cooperazione internazionale dovrebbe lasciare ampi spazi, alle organizzazioni non governative. Nelle zone rurali, specie in quelle una volta più fertili, le priorità sono indiscutibili: il rifornimento idrico (riattivazione di pozzi e serbatoi, manutenzione e ricambi per le pompe, drenaggio dei bacini e dei canali) e l'assisten66 za alla zootecnia (servizi veterinari mobili, recinti e abbeveratoi, riqualificazione per il pascolo delle aree desertificate, riforestazione contro l'erosione). Divisi da tanti conflitti, i somali sono concordi nella loro volontà di protagonismo non solo politico, ma anche nella ricostruzione economica. La governabilità, a livello di comunità locali, può essere ottenuta solo riconoscendo e valorizzando il tradizionale ruolo dei «consigli degli anziani», fondamento di ogni autorità nella «Pastora! Democraty». Ma le forze di progresso non devono restare emarginate: un ruolo importante dovrà anche essere riconosciuto alle migliaia di laureati e diplomati somali - per lo più medici, ingegneri, agronomi rifugiati all'estero - che attendono un bagliore di pace per rientrare in Somalia: per contribuire alla rinascita del proprio Paese. In molti casi soprattutto per restituire dignità e benessere al proprio clan, coerentemente con i valori tradizionali. -

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