Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

scita economica delinea un quadro di una lunga processione, che avanza lentamente su di un terreno difficile verso la terra promessa. Guidata dai vecchi paesi di antica e ormai completa industrializzazione, con il Giappone che segue subito ad un passo, una carovana di stanchi viaggiatori si allunga secondo l'ordine decrescente delle cifre dei rispettivi redditi nazionali pro-capile, mentre i più poveri sono sparpagliati molti secoli indietro. In alcuni dei suoi aspetti, questo quadro è corretto; in altri, particolarmente, per quanto riguarda il cambiamento tecnologico, è abbastanza fuorviante. Nel Brasile del 1965, il reddito medio procapite era di 200 dollari; il livello del reddito pro-capite dello stesso anno negli Stati Uniti, era di 3400 dollari. Comunque, un forno a riverbero costruito in Brasile nel 1965 era di certo abbastanza simile ad uno costruito negli Stati Unili nello stesso anno, piuttosto che ad uno costruito cento o più anni fa, quando il cittadino statunitense medio guadagnava 200 dollari all'anno. Lo stesso è vero degli impianti chimici, raffinerie di petrolio o di molte grandi imprese agricole: senza riguardo al lavoro di sviluppo (in questo caso livello del reddito procapile) del paese in cui viene impiantata una nuova industria, è la tecnologia nuova, piuttosto che la vecchia, ad essere incorporata nei disegni dei nuovi impianti. Quando venne fatta una scelta tra industrie diverse, i livelli salariali comparativamente bassi prevalenti dei paesi meno sviluppati, favorirono ovviamente le industrie ad elevata intensità di manodopera. I prodotti tessili semplici offrono un buon esempio tradizionale; e quanto più elevata è l'intensità di manodopera di quell'industria, tanto maggiore sarà il vantaggio concorrenziale dei paesi meno sviluppati «a basso salario». Queste condizioni sono comunque in via di essere cambiate radicalmente dall'apparire sulla scena della nuova tecnologia che, come abbiamo visto, tende a diminuire grandemente il ruolo del lavoro, qualificato e non qualificato, quale massimamente importante fattore della i)!LBIANCO o.l, ILROSSO 1111 ;.i#J• a; 1 produzione, e, conseguentemente, quale maggiore componente dei costi totali. Man mano che i costi salariali (in confronto al costo di altri fattori produttivi quali materie prime, energia e, in particolare, macchine ed oneri finanziari per gli interessi sugli investimenti in queste ultime) divengono meno importanti, il vantaggio concorrenziale di cui sopra, goduto dai paesi a basso reddito, necessariamente diminuisce. Nel caso di installazioni pienamente automatizzate, diviene nullo. La produzione tessile, particolarmente del tipo più semplice come la tela grezza, si è trasferita nel passalo dei paesi sviluppali ai paesi a basso salario meno sviluppati; ma vi sono segni che, con l'introduzione di attrezzature altamente automatizzate, questo processo è stato arrestato e si è anche 62 invertito. In questo contesto, è interessante notare che nella corrente competizione Ira le industrie automobilistiche americana e giapponese, quest'ultima sia sistematicamente sostituendo i lavoratori con i robot, malgrado il fatto che i salari orari reali siano in Giappone più bassi che in America. Anche l'industria Usa risponde robotizzando gli impianti, malgrado il fatto che al tavolo delle negoziazioni stia ricevendo concessioni salariali dei sindacali dei lavoratori. Una ragione per la quale le grandi imprese giapponesi sono meno esitanti delle loro controparti Usa nell'introduzione dei robot è che esse hanno tradizionalmente garantito l'occupazione a vita dei propri lavoratori, e conseguentemente non possono depennarli dai libri-paga licenziandoli in tempi di produzione calante. Con un gesto simbolico, la società Toyola ha recentemente concordato di pagare i contributi sindacali sui robot appena installati, come se fossero dipendenti vivi. Mentre la disoccupazione tecnologica è fenomeno relativamente nuovo nei paesi industrializzati economicamente avanzali, invece nei paesi popolosi, poveri, meno sviluppati, è esistita per lungo tempo sotto il nome di «disoccupazione agricola nascosta» in Bangladesh, per esempio, vi è sulla terra più gente di quanto ne occorra per coltivarla sulla base della tecnologia esistente. Per riassumere, dall'introduzione della nuova tecnologia basata sui calcolatori ci si può aspettare che fornisca un sostegno continuo per la rapida espansione della produzione totale di beni e servizi, iniziata dall'inventore della macchina a vapore duecent'anni fa. Tuttavia, mentre la tecnologia che ha dominato la scena del corso degli ultimi centocinquant'anni ha assicurato allo stesso tempo, attraverso il funzionamento automatico del meccanismo dei prezzi concorrenziali, un sistema di distribuzione del reddito socialmente accettabile, la nuova tecnologia diminuisce il ruolo del lavoro umano nella produzione in misura tale da essere vincolata a far procedere non solo una disoccupazione tecnolo-

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