rebbe soltan!o temporaneamente rallentato; trattori sempre più efficienti entrerebbero in campo e, incapaci di competere con le loro superiori prestazioni, infine i cavalli perderebbe il posto anche se disposti a lavorare per niente. Tale esito sarebbe perdi più prodotto dal perfetto funzionamento del sistema del prezzo concorrenziale libero, che confronterebbe automaticamente i costi dei due concorrenti metodi di produzione e deciderebbe contro i cavalli in favore dei trattori. Se i cavalli Usa avessero avuto il diritto di volare e di iscriversi al Partilo democratico, questa storia avrebbe potuto essere abbastanza diversa. Ma questo ci porla al problema della disoccupazione tecnologica umana e della distribuzione del reddito. Cresce il disoccupato «involontario» Nella misura in cui la durala della giornata di lavoro media diminuì negli Stati Unili, come accade nella maggior parie degli altri paesi avanzali, da circa 75 ore alla settimana a circa 42 ore alla vigilia dell'ultima guerra mondiale, si potrebbe dire che la disoccupazione tecnologica sia regolarmente aumentata per tutto quel tempo. Si trattava, comunque, di una disoccupazione tecnologica di tipo «volontario». Con un potere di guadagno rapidamente in crescila, le famiglie dei lavoratori, invece di spendere tutto il reddito addizionale per l'acquisto dei beni venali, scelsero di allocarne una parte sempre maggiore all'acquisto di tempo libero addizionale. Questo processo si è comunque fermalo, o ha per lo meno rallentato, nel corso degli ultimi quarant'anni (ossia, dopo la fine della seconda guerra mondiale). Il processo di avanzamento tecnologico continua ad andare avanti, comunque; e nella sua nuova fase, il cui significato stiamo appena cominciando a capire, invece di accentuare il ruolo del lavoro come indispensabile fattore di produzione, come fece la rivoluzione industriale del diciannovesimo secolo, tende ora a diminuirlo. Quanto al prezzo del lavoro, ossia ai saggi saD!LBIANCO ~ILROSSO 1111 ;.-s, i a ; 1 lariali reali, le aspettative non possono essere quelle del passato, cioè di una crescila rapida e regolare. Negli Stati Unili, dopo aver preso visione dei progetti di un impianto automatizzato, durante le recenti negoziazioni contrattuali con la Genera! Motors, i lavoratori dell'automobile hanno dovuto ridurre le loro richieste salariali ed anche accettare alcuni tagli dei salari. La tradizionale azione sindacale, in queste condizioni, può essere di ben modesto aiuto: un monopolista perde tutto il suo potere se la domanda del suo prodotto comincia a contrarsi. Non è soprendente che invece della «disoccupazione volontaria» cui ho fatto riferimento, noi osserveremo d'ora in poi una crescita graduale ma regolare della disoccupazione «involontaria». Questo fatto, combinato con la pressione sui saggi salariali, nel lungo periodo è vincolato a ripercuotersi con effetti socialmente indesiderabili sulla distribuzione del reddito. Le scelte del cavallo Molli e differenti sono i rimedi proposti per affrontare i problemi della disoccupazione e della distribuzione del reddito, sorti con l'introduzione del macchinario che risparmia lavoro. Impedire l'uso di questo macchinario significherebbe sacrificare gli immensi benefici economici apportali dal progresso tecnologico. Se anche ciò fosse possibile, e ne dubito, un paese sviluppato che adottasse politiche del genere, indebolirebbe inevitabilmente la propria posizione competitiva nel commercio internazionale. Saggi accelerali d'investimento, risultanti in un più elevato tasso di crescita, potrebbero in determinale condizioni allentare la pressione su salari e posti di lavoro. Per percepire la limitata natura di tale "rimedioè sufficiente chiedersi in quale misura un investimento acceleralo, che desse luogo ad una più rapida crescita della produzione agricola, riuscirebbe a far mantenere ai cavalli il loro posto di lavoro. In realtà, nella misura in cui investimenti aggiuntivi fanno aumentare la velocità di introduzione della nuova tecnologica, essi 61 aggraverebbero il problema invece di risolverlo. La storia passata ha mostrato che di fronte alla necessità di introdurre nuove tecnologie, società sane e vigorose, dopo un periodo più o meno prolungato di esitazioni o anche di lotta, adottarono i cambiamenti istituzionali che le misero in condizioni non solo di produrre più beni e servizi, ma anche di introdurre un sistema di distribuzione del reddito capace di destinare questa grande produzione in un modo socialmente, politicamente e, si potrebbe dire, moralmente accettabile. Se i cavalli potessero dire la loro e fossero intelligenti come si suppone siano gli uomini, non obietterebbero nulla contro l'introduzione della nuova tecnologia. Essi vedrebbero accorciare le loro ore di lavoro, introdotti più lunghi periodi di addestramento, e anticipato il pensionamento; ma soprattutto verrebbe inauguralo per loro un sistema di trasferimenti che assicurerebbe ad essi tutti una quota non necessariamente eguale, ma, per comune consentimento, ragionevolmente equa, del raccolto regolarmente crescente. Chiunque abbia familiarità con la storia e con lo stato presente delle capacità produttive delle economie americana ed europea occidentale, e dell'agricoltura in particolare, concederà che, se non si tenessero in conio le ovvie difficoltà organizzative e politiche, tutti i milioni di cavalli spiazzati dai trattori potrebbero, se necessario, essere mantenuti in buona forma senza lavorare, come se fossero animali domestici di famiglia, o una parte dell'indispensabile struttura per la difesa nazionale. Dal punto di vista umano, conservate tutti questi cavalli inattivi sarebbe senza dubbio insensato. Alla luce della favola di cui sopra, volgiamoci ora dal problema della disoccupazione tecnologica, che può porsi ai paesi sviluppali pienamente industrializzati, all'esame dei probabili effetti della nuova rivoluzione tecnologica nei paesi meno sviluppali. I paesi meno sviluppati. La teoria convenzionale della ere-
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