Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

OlLBIANCO ail. ILROSSO IIIl~tJ•èi;I Conclusioniu:norizzonte chenonconsentepiùalibi D ell' ampio dibattito che abbiamo svolto, mi sembra opportuno richiamare l'attenzione su tre punii: il carattere strutturale del!'attuale fenomeno della disoccupazione, la sua dimensione mondiale, la logica redistributiva che va posta a base della soluzione. Naturalmente le analisi e le indicazioni proposte spaziano ben oltre questi temi; ed anche su questi l'attenzione dell'incontro si è ampiamente soffermala; vale tuttavia la pena di sottolianearne l'importanza. È pensabile che, superala la recessione in corso, l'auspicata ripresa economica sia sufficiente per riassorbire la disoccupazione? Senza negare, ovviamente, i rilevanti effetti positivi che la ripresa potrà avere, sembra di poter affermare che oggi le radici della disoccupazione sono più profonde. Se guardiamo al passato, il progresso tecnologico e l'aumento della produttività hanno creato nuova occupazione anche per il fatto che sono state accompagnate da riduzioni dell'orario e del tempo di lavoro. Da qualche anno l'innovazione tecnologica sia producendo cambiamenti radicali nella produzione, nei servizi, nella stessa vita quotidiana; non è detto che la conseguente distruzione di posti di lavoro possa restare un fenomeno transitorio. Inoltre, la crescente entrata nel mercato di paesi di nuova industrializzazione, costringerà i paesi ricchi aritirarsi dalla produzione di beni ad eledi ErmannoGorrieri 56 vata intensità di lavoro e basso costo del medesimo: potranno, in altre parole, verificarsi processi, sia pure graduali, di redistribuzione internazionale delle attività produttive. Notiamo inoltre che la corsa illimitata e indiscriminata. alla crescita economica nei paesi sviluppati prospetta seri pericoli per l'ecosistema e già oggi ha reso invivibili le aree di eccessiva concentrazione degli insediamenti industriali e umani. Si può dunque dubitare che, nei paesi industrializzali, l'occupazione complessiva possa aumentare: se non, eventualmente, a scapito dei paesi che aspirano ad inserirsi nel mercato mondiale. Ora, in un pianeta in cui quasi un miliardo di persone vive il dramma, quotidiano della fame e in cui le pressioni immigratorie saranno sempre più incontenibili, è, da un lato impossibile e, dall'altro moralmente inaccettabile, ignorare la dimensione mondiale dei problemi e l'esigenza di redistribuire le risorse. È, questa, una delle scelte di fondo annunciate nel manifesto politico-programmatico dei CristianoSociali. Ebbene,· fra risorse da redistribuire rientra quel bene fondamentale per l'uomo che è il lavoro. È in questa logica di redistribuzione e quindi di maggior uguaglianza fra gli uomini, che si giustificano le proposte di riduzione dell'orario e del tempo di lavoro, con conseguente riduzione delle retribuzioni.

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