terale di cui parlava Carlo Marx, capace di lavorare, ma anche di creare. Non è utopia. Nell'attuale fase storica è possibile ed è utile pensare la giornata da vivere come il punto di partenza per giudicare quanto dovrà durare e come dovrà essere la giornata lavorativa. È questa la strada concreta perché la vita umana diventi misura delle cose e del tempo. Solo così, peraltro, sarà possibile consegnare alle nuove generazioni un futuro da vivere. La riduzione dell'orario deve servire fin da oggi a costruire la solidarietà Ira i lavoratori e le lavoratrici attraverso la redistribuzione del lavoro e a restituire agli individui tempo liberato dal lavoro offrendo loro le opportunità materiali affinché questi tempi possano essere davvero tempi della realizzazione e della crescita umana. Per questo la riduzione dell'orario deve essere collocala entro una complessiva politica dei tempi di vita. Oggi la riduzione dell'orario deve essere usata come leva per far emergere e rendere più forte la domanda di nuovi beni come l'istruzione, i servizi per-i bambini e gli anziani, la modificazione della qualità urbana, la promozione di un tempo libero ed intelligente. Tali beni riconvertono gli stili di vita, modificano i consumi, incidono sulla qualità dello sviluppo e possono creare fin da oggi nuove opportunità lavorative. Qui risiede la saldatura tra la risposta all'emergenza occu - pazionale e la costruzione della prospettiva di una nuova qualità del benessere. Voglio sottolineare in modo particolare l'importanza del diritto alla formazione continua. Essa ci richiede di sostenere alcune battaglie cruciali oggi aperte in Parlamento e al centro del forte movimento studentesco: l'elevamento dell'obbligo scolastico, la riforma della secondaria superiore. Diritto alla formazione continua significa intraprendere nel Mezzogiorno una battaglia contro l'evasione dell'obbligo scolastico; riformare in modo radicale il sistema della formazione professionale. Significa inoltre chiamare in causa le imprese perché si assumano {)!L BIANCO ~ILROSSO una responsabilità diretta verso la formazione delle nuove generazioni e perché valorizzino la forza lavoro. La riduzione dell'orario di lavoro deve consentire una valorizzazione, nella vita degli individui e nella società, del tempo per la cura. Dare e ricevere cura è una responsabilità dell'individuo e della società ed è un diritto della persona. In quanto responsabilità pubblica, richiede interventi, tempo e risorse. Può essere fonte di nuove attività lavorative. Dare e ricevere cura deve diventare parie costitutiva di un'etica pubblica nella prospettiva di una società fondata sulla solidarietà, sulla reciprocità tra i sessi, sul valore delle relazioni tra le persone e del tempo da dedicare ad esse. È necessario attivare politiche per conciliare lavoro e responsabilità familiari, per redistribuire il lavoro di cura Ira i sessi - sollecitando gli uomini ad un'assunzione diretta di tali responsabilità - e Ira sistemi familiari e sistema sociale. Per questo va rilanciala la battaglia per lo sviluppo dei servizi alla persona, con particolare riguardo all'infanzia e alla terza e quarta età soprattutto nella realtà meridionale. Vanno definite politiche che consentano nell'arco della vita lavorativa di avere delle pause per motivi personali e familiari attraverso forme di congedi parentali e familiari. Vanno promosse azioni specifiche che consentano agli uomini di acquisire nuova consapevolezza, competenza e abilità per l'attività di cura. Si possono definire ipotesi di artico52 !azione oraria che siano specificamente orientate ad alcuni obiettivi come: lo scambio orario-formazione; orario - redistribuzione del lavoro di cura; ed a favorire le esigenze individuali dei lavoratori. Le donne del Pds hanno elaborato una proposta per un diverso uso del tempo di cui parte importante è la riduzione dell'orario. Proponiamo di arrivare entro il duemila - attraverso due tornate contrattuali - alle 35 ore settimanali. Siamo dunque per una riduzione generalizzata dell'orario di lavoro. Pensiamo che questo obiettivo debba essere l'obiettivo che la società si dà, attraverso la contrattazione Ira le parti sociali, in modo che sia possibile esaminare caso per caso i tempi e le modalità di applicazione, e le condizioni per realizzarlo. Lo Stato fissa come normale l'orario delle 35 ore e lo persegue attraverso una politica di incentivi alle imprese e ai lavoratori. Il suo ruolo si configura così come aiuto ai cittadini e alle cittadine a ridisegnare il tempo di vita offrendo possibilità effettive di scelta. La riduzione d'orario deve essere a parità di salario perché i salari di parle dei lavoratori sono molto bassi, perché il costo del lavoro nel nostro Paese è Ira i più bassi d'Europa. Tuttavia la riduzione d'orario non può gravare solo sulle imprese e su tutte allo stesso modo. Proponiamo l'istituzione di un Fondo Nazionale in cui possano essere devolute le attuali ingenti risorse utilizzate per pagare le disoccupazioni. Per l'immediato crediamo si debba disincentivare il ricorso allo straordinario e controllare gli orari di fatto. Per questo nella Commissione Lavoro della Camera nella discussione avviala attorno alle proposte di legge sui tempi e sugli orari presentate dal Pds, abbiamo assunto la seguente posizione: mentre prosegue la discussione sui nostri testi di legge si approvi entro questa legislatura una norma legislativa che modifichi la legge del 1923 sull' orario di lavoro portandolo dalle 48 alle 39 ore, e che renda più costoso agli imprenditori il ricorso allo straordinario.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==