OlL BIANCO ~ILROSSO • 11•~1§1 • a ; 1 Nonlavoroe strategieCee tracausee possibilirisposte s e a ragione il 1993 può essere consideralo l'anno della grande spinta all'integrazione economica e della formazione di grandi aree di libero commercio, non può essere certo ricordato per aver fornito soluzioni adeguale al problema della disoccupazione. In Europa ci sono oggi circa 18 milioni di disoccupati, un livello superiore a quello della metà degli anni ottanta prima dell'inizio della fase di crescila dell'economia. Gli effetti positivi associali alla creazione di più di 10 milioni di posti di lavoro creali durante gli anni di crescita negli anni ottanta sono stati annullali nel giro di qualche anno. Molte delle cause sottostanti l'attuale livello della disoccupazione in Europa sono facilmente identificabili. Da un lato vi è stato il prolungarsi della crisi economica e le difficoltà connesse alla ripresa, dall'altro l'intensificarsi della concorrenza apportata dal gruppo dei paesi a basso costo del lavoro. Dopo la caduta del muro di Berlino, questo gruppo si è ancora ampliato: ai paesi del Sud Est asiatico si sono aggiunti anche i paesi dell'Europa Centro Orientale. Al di là di queste motivazioni non bisogna perdere di vista le componenti strutturali che caratterizzano oggi il problema della disoccupazione in Europa. Che esista una consistente componente strutturale è dimostrato dal fatto che da un 2% di disoccupati negli anni sessanta si sia progressivamente passali al 5% negli anni settanta di Romano Prodi ed al 10% negli anni ottanta. Al picco di ogni ciclo economico il livello della disoccupazione è sempre stato superiore a quello del ciclo precedene. La natura strutturale ha una doppia origine. Da un lato l'Europa occupa una percentuale (circa il 60%) inferiore della sua popolazione in età lavorativa rispetto a Stati Unili, Giappone e paesi Efta (tra il 70 ed il 75%). Dall'altro non bisogna dimenticare che la popolazione in età lavorativa, sebbene in misura inferiore rispetto ai decenni precedenti, è ancora cresciuta negli ultimi anni, anche se questa crescila volge al termine. 49 L'unica vera soluzione al problema della disoccupazione, è staia fino ad ora la crescita economica. L'esperienza degli anni ottanta ci ha insegnalo che quando l'economia cresce, circa un terzo dei nuovi posti di lavoro che vengono creali vengono poi occupati da coloro che sono disoccupati, mentre il restante serve per dar lavoro a coloro che si affacciano al mercato del lavoro per la prima volta. Tra gli obiettivi che la Cee si è posta vi è quello di riportare il tasso di disoccupazione al 5%, il che implica la creazione di almeno 20 milioni di nuovi posti di lavoro da qui alla fine del secolo. Nel 1993al fine di perseguire questo obiettivo la Cee ha predisposto un piano finalizzato alla crescita, alla competitività ed alla occupazione. La strategia adottata si basa in primo luogo sull'allargamento dell'accesso alla occupazione disponibile e poi sullo sviluppo di attività manifatturiere a maggiore intensità di lavoro. I mutamenti strutturali che questo tipo di strategia necessita devono essere accompagnali da nuove politiche e da nuovi processi di «aggiustamento sociale». Questi nuovi processi inevitabilmente implicheranno una ridistribuzione del lavoro e del reddito e ciò dovrà passare attraverso lo sviluppo di una «nuova solidarietà» Ira coloro che lavorano e non lavorano e tra coloro che percepiscono redditi da lavoro e redditi da capitale. Parallelamente allo sviluppo di questa nuova solidarietà, l'Europa deve necessariamente aumentare la propria
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