passaggio delle risorse dalle forme assistenziali a quelle attive. Sul lavoro interinale siamo a mezza via. Occorre arrivare alla regolamentazione francese che è quella che più garantisce i lavoratori e che offre spazi notevoli di occupazione. Ma lasciatemi tornare al punto iniziale. La flessibilità ha toccato il fondo da noi come altrove. Negli Usa, il Paese più deregolato, i posti precari sono infiniti, quelli stabili si comprimono sempre di più. Mi pare ridicolo segnalare i non esiti della flessibilità senza limiti, che esiste nei Paesi in via di sviluppo. La ripresa e la redistribuzione del lavoro debbono necessariamente accompagnarsi con una risoluta azione per ottenere la clausola sociale negli accordi Gatt, per evitare la concorrenza tra lavoratori sul piano mondiale. In questo stesso contesto si collocano le norme che assicurano standard minimi di rispetto ambientale. In altre parole occorre definire a livello planetario una politica generale di maggior libertà e giustizia per gli uomini e per i lavoratori, come unico mezzo per avere uno sviluppo più solidale ed un benessere più diffuso. Ma cosa fare fino ad allora? Attendere che tutti i governi siano capaci di darci quell'ordine internazionale senza il quale non ci riprenderemo· nè a Nord nè a Sud? Il dato di fatto è che neppure se l'economia tira troveremo posti di lavoro sufficienti per inoccupati e disoccupati. Se l'economia non basta, bisogna guardare oltre. Ricordo che proprio in queste ultime settimane Paolo Silos Labini si è aggiunto al gruppo di economisti, che propongono la costituzione di un Servizio Nazionale del Lavoro chiamato ad operare nel campo di microprogetti, ambientali, sociali e infrastrutturali. Questo esige un grande rigore nella gestione: rigore che potrebbe essere assicurato, da noi, da quei corpi che hanno una alta capacità logistica ed organizzativa: il Genio Militare, la Protezione Civile, il Corpo Forestale dello Stato assistiti, nella gestione, da {)!LBIANCO ~ILROSSO ••rt)-1§t•ét;J un corpo di ispettori statali debitamente preparati e specializzati per il controllo, anzitutto, dei risultati e, in secondo luogo, della corretta gestione amministrativa e contabile. In altre parole è importante che si produca un valore aggiunto reale almeno equivalente alla spesa. 48 Da qualche calcolo 200.000 occasioni di lavoro nel Servizio Nazionale, più i costi di gestione e controllo, costano 2.500 miliardi l'anno. La spesa pubblica non può essere modellata sulle esigenze immobili del passato. Se calano i rendimenti pubblici, si risparmiano decine di migliaia di miliardi. È una prima fonte. Ma bisogna chiedersi se decine di migliaia di miliardi debbano essere bruciati per colmare voragini di deficit di F.S., Alluminio o altre imprese a Partecipazione Statale o private senza avvenire. Allora nessuno è autorizzato a credere che i propri dubbi, in tema di risanamento economico-finanziario siano talmente validi da superare le sofferenze e la disperazione di qualche milione di giovani, donne e di adulti disoccupati. Qualche linea generale sulle possibilità di guardare alla nuova occupazione nel quadro della globalizzazione e della cooperazione internazionale. Ci sono molti più ingegneri, tecnici, managers, imprenditori di quanto è, e sarà necessario nel futuro? Allora le risorse nazionali ed internazionali destinate alla Cooperazione, o altre ancora, debbono essere rivolte ad incoraggiare la cooperazione Ira uomini, all'Est come al Sud. Ciò può e deve essere fatto in modo organizzato. Si tratta di utilizzare e valorizzare la capacità di sistemi professionali, come di sistemi di piccole e medie imprese, ai fini dello sviluppo. I primi serviranno a risanare o a dare slancio alle strutture produttive e di servizio mentre i sistemi di piccole e medie imprese serviranno a gettare le basi del decollo nei Paesi che lo desiderano. Questo presuppone intese tra Governi ed, ovviamente, il consenso delle Parti Sociali nei Paesi destinatari dei progetti. C'è spazio dunque tanto per una politica nazionale che vada oltre la saggezza convezionale, quanto per un coraggioso concorso allo sviluppo esterno. C'è da chiedersi se questo sia possibile nel tumulto della nostra transizione.
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