Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

del lavoro ... Il primo fondamento del valore del lavoro è l'uomo stesso, il suo soggetto ... Ogni lavoro si misura soprattutto con il metro della dignità del soggetto stesso del lavoro, cioè della persona, dell'uomo che lo compie ... Lo scopo del lavoro, di qualunque lavoro eseguilo dall'uomo rimane sempre l'uomo stesso» (Le n. 6). L'uomo inizio, centro e fine del lavoro! Non tenere conio di questo fondamentale principio significa cercare soluzioni che prima o poi risulteranno inefficaci quanto non anche dannose. Ogni volta che si è voluto mettere la «struttura» al posto dell'uomo si sono moltiplicate le difficoltà e le ingiustizie. Ne sono prova le varie riforme attuate non partendo dall'uomo ma dagli organismi o dalle tecniche. Se è da ripensare il problema della ristrutturazione e della ridistribuzione del lavoro, questo deve avvenire a partire dall'uomo e dai suoi diritti inviolabili e inalienabili - accompagnali dai relativi doveri - e non da sole tecniche strutturali. Queste osservazioni richiedono che l'economia - e la finanza - tenga conio oltre che delle proprie leggi interne, da rispettarsi, anche di una precisa scala di valori che può essere definita così: i beni della terra sono per tutti gli uomini e non solo per qualche privilegialo; perché questi siano resi utili e giungano a lutti, l'uomo ha la «capacità» di lavorare - il lavoro è un diritto-dovere-; lavorando gli uomini si appropriano dei beni di cui hanno bisogno per vivere. Nel Magistero sociale della Chiesa questi principi sono così formulati. «Privilegio della destinazione universale dei beni sulla proprietà privala; privilegio del lavoro sul capitale». Ne conseguono alcuni corollari richiamali dall'Enciclica «Cenlesimus annus». Innanzitutto il problema del libero mercato: «Sembra che, tanto a livello delle singole Nazioni quanto a quello dei rapporti internazionali, il libero mercato sia lo strumento più efficace per collocare le risorse e rispondere efficacemente ai bisogni» ... Tuttavia «prima ancora della logica dello scambio degli equivalenti e delle forme di giustizia, che le son proprie, esiJ?!LBIANCO ~ILROSSO n11 ~1èt•a; 1 sie un qualcosa che è dovuto all'uomo perché uomo, in forza della sua eminente dignità». Il necessario profitto viene così argomentato: «La Chiesa riconosce la giusta funzione del profitto, come indicatore del buon andamento dell'azi nda ... Tuttavia, il profitto non è l'unico indice delle condizioni dell'azienda. È possibile che i conti economici siano in ordine ed insieme che gli uomini, che costituiscono il patrimonio più prezioso dell'azienda, siano umiliati e offesi nella loro dignità ... Scopo dell'impresa non è semplice la produzione del profitto, bensì l'esistenza stessa dell'impresa come comunità di uomini che, in diverso modo, perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio dell'intera società» (Ca nn. 34, 35). Terminocon due ulterioriosservazioni. Nell'Enciclica «Sollicitudo rei socialis» pubblicala nel 1987 si faceva cenno alla presenza nella nostra società di «strutture di peccalo», le quali si radicano nel peccato personale e, quindi, son sempre collegate ad atti concreti delle persone, che le introducono, le consolidano e le rendono difficili da rimuovere» (Srs n. 36); e Ira le altre si faceva cenno alla «brama esclusiva del profitto e la sete del potere col proposito di imporre agli altri la propria volontà. A ciascuno di questi atteggiamenti si può aggiungere, per caratterizzarli meglio, l'espressione: a qualsiasi prezzo» (Ib. n. 37). Un simile discorso può e deve essere fatto da coloro che, come voi, si ispirano ai principi del cristianesimo nel loro impegno sociale. Ma accanto a questo bisogna anche sollecitare una nuova cultura del sociale «che sospinga a realizzare una interazione Ira il singolo e il soggetto sociale: che evidenzi, per il singolo, il senso del vivere insieme ad altri soggetti all'interno di una storia particolare, di un territorio, di una struttura: che metta in risalto, per il soggetto sociale, lo spessore della dignità irrinunciabile del singolo individuo, dotato di libertà e di responsabilità». Oggi pare che si oscilli ancora Ira il rite46 nere il sociale un accessorio del particolare o strumentale all'individuo. Su queste osservazioni e alla luce di questi valori sono da leggersi anche le ultime prese di posizione della Chiesa in Italia a proposito della difficile situazione occupazionale. Come esempio mi limito alle parole dei cardinale Camilla Ruini, Presidente della Cei, pronunciate all'Assemblea generale dello scorso ottobre: «Ormai, mentre la questione morale da tempo ha mostrato di estendersi ben al di là dell'ambito politico, è sorta in Italia quella che possiamo chiamare una nuova "questione sociale", legata certamente a falli economici di portata internazionale di cui occorre essere consapevoli, ma contrassegnata anche da problemi propri del nostro Paese. Il suo aspetto più rilevante e più doloroso è la perdita o la precarietà del lavoro che colpisce tante persone e famiglie, e la crescente difficoltà per i giovani a trovare un impiego ... Sappiamo per esperienza come la disoccupazione generi sfiducia verso se stessi e verso la società, sappiamo che quando si diffonde e si prolunga accumula un potenziale distruttivo. Come Vesco vi non possediamo le competenze e tanto meno gli strumenti per risolvere direttamente questi problemi ... Ci permettiamo perciò di chieder a chi ha responsabilità di governo di fare quanto è possibile ... affinché sia evitato quell'enorme spreco di risorse e mortificazione di persone che rappresenta una disoccupazione diffusa e prolungala ... Ma, oltre ai governanti, l'emergenza occupazione e più in generale le difficoltà economiche interpellare la responsabilità di ciascun italiano... Chieçliamo di superare le logiche troppo particolaristiche e corporative, per farsi carico insieme di una strategia di rilancio complessivo... ». Voi, nella vostra responsabilità di cittadini e di cristiani, siete qui per individuare risposte possibili al grave problema occupazione. Se ce ne fosse bisogno - ma così non è - vi direi: «coraggio, assieme che la faremo, ne sono sicuro perché ho fiducia nelle potenzialità e nella buona volontà di ogni uomo».

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