Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

so sociale, in una soddisfazione di esigenze e bisogni sociali oggi elusi. In una prevenzione di costi economici e sociali di calamità future. In una valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. In un miglioramento dello .sviluppo civile della comunità. Il programma «leva del lavoro» non da luogo alla costituzione di un rap· porto di lavoro. Costituisce solo uno scambio temporaneo diretto ed attivo tra prestazione e ricompensa a beneficio della comunità locale e nazionale, che ha lo scopo di avviare e familiarizzare con esperienze di lavoro (anche manuale) e rafforzare contemporanea· mente i vincoli di appartenenza socia• le e comunitaria. 4 - Classificazione e Valutazione del lavoro. Bisogna riconsiderare i criteri di valutazione e di remunerazione del lavoro. C'è infatti un dato che non può più essere trascuralo. Nelle nostre società stanno aumentando contemporaneamente il numero dei disoccupati ed i posti di lavoro non occupali. Questo dato si spiega con il fatto che i disoccupati non sono alla ricerca di un posto di lavoro qualsiasi, ma di un lavoro che coincida con le loro personali aspettative e con il grado di islruzio· 'ne posseduto. Si deve tener conio in· fatti che 1'80per cento dei giovani che, attualmente, si immettono sul mercato .i)!L BIANCO ""'- ILROSSO ••Xf~i§t•M;I del lavoro sono muniti di un diploma di scuola media superiore. Sono perciò poco inclini a fare lavori manuali: più faticosi, meno pagati e per nulla considerati sul piano sociale. Se si vuol realizzare un rapporto più equili· brato tra domanda ed offerta di lavoro occorre quindi rivedere i criteri di classificazione e di valutazione del lavoro. Nel nostro sistema retributivo il lavoro manuale è normalmente sottovalutato. Questo vuol dire che la con· trattazione si deve porre il problema di una revisione profonda dei criteri di formazione delle retribuzioni. Le proposte e le indicazioni che sol· toponiamo al dibattilo ed alla riflessione comune non escludono, ovviamen· te, anche se qui non ne abbiamo fatto cenno, l'esigenza di interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, sull'insieme degli strumenti che debbono consentire una politica attiva del lavoro e di governo del mercato del lavoro. Tutte cose che, naturalmente andrebbero fatte in maniera utile ed efficace. Nè abbiamo affrontato il tema pur essenziale di indispensabili cor· rellivi nella politica economica perché migliori la congiulura e migliori in funzione del lavoro. Si tratta di aspetti importanti, ma che però possono solo 41 contribuire a scongiurare un ulteriore aggravamento della disoccupazione. La preoccupazione dalla quale invece siamo mossi è che se non si vuole correre il rischio di irreparabili disgregazioni sociali e politiche, si debbono finalmente affrontare gli aspetti strutturali della disoccupazione. Questo significa che il tema della disoccupazione deve costituire il pri· mo punto dell'agenda politica. Cosa che si verifica se, innanzitutto, si libera il campo dall'illusoria convizione che possa essere il mercato a risolverlo. Nessuno dubita che il mercato è es· senziale. Perché le economie senza mercato distruggono anziché produrre ricchezza. Ma ci sono problemi (e lo diciamo a beneficio di tanti liberisti demagoghi) che il mercato non sa e non può risolvere. La disoccupazione è uno di questi. Può essere perciò affrontata solo con una politica che sap· pia concretamente conciliare efficien· za e solidarietà. Per quel che ci riguarda sappiamo che non sarà facile contrastare con la determinazione, l'urgenza e l'efficacia necessaria la disoccupazione enorme con la quale siamo alle prese. Esprimiamo tuttavia la convizione, frutto dell'esperienza, che di tutte le difficoltà quella davvero insuperabile è solo la rassegnazione.

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