{)~BIANCO "-'l, ILROSSO tiikiiliiki politico maritainiano, mai smarrita pur nel modificarsi degli accenti della sua riflessione. La prima tappa dell'itinerario marilainiano, profondamente radicata nella coscienza dei cattolici democratici, è l'insoddisfazione per la modernità, espressa in Trois Reformateurs, che fu tradotto in italiano, e quindi importato nella cultura cattolica italiana degli anni '30, da Giovanni Battista Montini. Alle origini dei cattolici democratici c'è l'insoddisfazione per il progetto moderno, rappresentato dal razionalismo di Cartesio, dalla riforma protestante di Lutero e dalla democrazia immanentistica di Rousseau. I Tre Riformatori, secondo Maritain, sono all'origine degli errori sotto i quali la modernità si va dissolvendo. 11confronto critico con la modernità Molto è cambiato, da allora, ne'Jla riflessione individuale di Maritain e in quella collettiva dei cattolici democratici. Ma questo senso di alterità, sia pur poi dialogicamente declinata, rispetto alla civiltà moderna non si è mai del tutto dissolto. Esso è all'origine di tanti limiti del cattolicesimo democratico, ma anche della sua carica di trasformazione, del suo senso di non appagamento. Esso è, soprattutto, alla base della sua stessa identità: si è cattolici democratici in quanto si crede nella necessità di una declinazione storica della fede, in quanto si crede che la fede obblighi ad un impegno politico ispirato, per l'appunto, al personalismo, cioè alla visione dell'uomo che deriva dalla rivelazione. E questo convincimento conduce inevitabilmente ad un confronto critico col moderno, per sua natura ambiguo rispetto al riconoscimento di cittadinanza, culturale prima ancora che politica, per l'identità cristiana. Il confronto critico può poi farsi scontro duro, come nella lunga notte dei totalitarismi, o viceversa incarnazione felice, come nelle stagioni più promettenti della democrazia. Ma sarà sempre confronto problematicamente aperto, mai pura e semplice identificazione. Di qui il persistente attaccamento dei cattolici democratici a modelli di presenza politica autonomamente organizzata, pur nella perenne ricerca di amicizie politiche e nel chiaro rifiuto di tentazioni isolazionistiche. Ed eccoci così alla seconda tappa evolutiva del pensiero politico maritainiano: dopo il rifiuto dell'intimismo, di un'identità giocata allo specchio, in favore di una chiara affermazione della storicità del cristianesimo, è la volta del ripudio dell'integrismo, in favore della celeberrima «distinzione che non è separazione» tra «spirituale» e «temporale»: in Humanisme Integrai, Maritain considera ne34 cessaria, sul piano spirituale, un'azione dei cristiani in quanto cristiani, quindi un'azione unitaria, mentre sul piano temporale egli vede necessaria un'azione da cristiani, per la quale non è l'unione, ma la diversità ad essere di regola, pur nella coerenza dei comportamenti. È l'acquisizione della laicità dell'impegno sociale e politico (robustamente radicatasi nella cultura dei cattolici democratici), insieme alla conseguente affermazione del pluralismo degli strumenti da adottare: affermazione questa seconda rimasta a livello di enunciazione puramente teorica nel!' esperienza del cattolicesimo democratico italiano, come dimostra la fatica che esso oggi compie nel superare l'anomaÌia di una laicità dimezzata in quanto cosiretta ad esprimersi nella forma obbligata dell'unità politica. C'è, evidentemente, una ragione storica anche per questo fenomeno. È stata la lunga minaccia dei totalitarismi, con il suo effetto inibitorio sullo sviluppo della fisiologia democratica, a coartare il pluralismo costringendo la laicità (e dunque comprimendola) dentro lo spazio angusto dell'unità politica. Per sostenersi, laicità ed unità politica (di per sé tendenzialmente divergenti) hanno dato origine al mito della «terza via», anch'esso almeno parzialmente attribuibile all'influenza del Maritain degli anni '30: una terza via Ira le altre due, allora vincenti, uscite dalla crisi del liberalismo borghese, ossai il comunismo e il nazifascismo. Il mito della terza via, ovvero la laicità imperfetta Il mito della terza via ha attrezzalo culturalmente e politicamente i cattolici democratici a resistere alle seduzioni dei totalitarismi e si è pertanto dimoslato felice nel primo dopoguerra. Poi, in quasi tutto il mondo è stato superato dalla vittoria delle democrazie contro il nazismo nella seconda guerra mondiale e contro il comunismo nella lunga guerra fredda. Ha resistito invece in Italia, a causa soprattutto della massiccia presenza comunista, che ha impedito l'alternanza fisiologica destra-sinistra, viziando i cattolici democratici all'unità politica «al centro», sia pure, per la verità, un centro mai equidistante, neppure nella stagione «centrista», Ira destra e sinistra. Le difficoltà di molti cattolici democratici, diciamo pure della maggioranza di essi, a superare insieme lo schema dell'unità politica e il mito della collocazione al centro, alla ricerca di una terza via tra liberalismo e comunismo, quasi essi esistessero ancora oggi n~lle forme pure descritte dalla Rerum novarum o dalla Quadragesimo anno, e il problema non fosse invece quello, indi-
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