- I - {)!.LBIANCO ~ILROSSO f+iiiiilNM Lospaziodeiprogressisti: nonveti,maprogrammciomuni di Carlo Ripa di Meana 1 lavoro che ci attende, per avviare un convincente polo progressista che si candidi al governo del paese, è molto complesso anche perché una prima definizione comune deve concludersi al più tardi entro gennaio. La nostra proposta comune che, a differenza della esperienza ultima delle elezioni comunali da cui veniamo, comprime dall'inizio le confluenze e dovrà quindi dall'inizio essere la più convincente, con il candidato dovunque più probabile nella riuscita, dovrà delinearsi come governo della ricostruzione, della serenità, della riconciliazione tra le istituzioni e i poteri, dovrà elaborare un iter per revisioni profonde della Costituzione, dovrà descrivere e precisare la parte essenziale della squadra di Governo, dovrà, per la parte uninominale, lavorare alla scelta di candidati indicati con criteri non gretti o peggio nella tradizione delle reciproche storie, delle reciproche burocrazie o dei reciproci apparati, candidati invece scelti con convinzione da tutti. Dagli inviti rivolti e da queste prime considerazioni credo che risulti già in modo lampante che io penso ai Verdi come parte straordinariamente vitale, attiva e influente in quel naturale alveo che si è vittoriosamente delineato nei mesi scorsi, che ha consonanze piu antiche, ma che alle rudi prove dei mesi scorsi ha ben tenuto ed è andato alla vittoria. È lo spazio dei progressisti, quel formidabile bacino di uomini, donne, storie, passioni, slanci, speranze, principi, fedi che in Italia si raccoglie nel nome della solidarietà. Credo altresì che sarebbe errato ogni veto, ogni preclusione diretta, indiretta o incrociata che si voglia alzare nei confronti di coloro che hanno lavorato sin qui bene, con passione e buoni risultati. Essa risulterebbe innaturale, odiosa e incomprensibile. Con la stessa chiarezza vorrei aggiungere che il percorso che ci attende è 27 così difficile che non si può riprendere il passo senza prima intese chiarissime, né si può avanzare con reticenze e senza programmi sottoscritti. Per parte nostra sappiamo che vi sono problemi ad accordare i violini e con tutta franchezza ne indicherò per esempio alcuni. E poiché il cliché ricorrente di chi briga contro la nostra prospettiva comune descrive il Pds come il Dominus di ogni passata e futura intesa, è salutare che si chiarisca dall'inizio che così non è stato in questi mesi, così non è in questa fase di rilancio e così non sarà neppure in futuro. Lo provano i fatti: le lunghe e spesso non risolte contrapposizioni dei Verdi, ad esempio, per quel che riguarda la mia parte, con le politiche del territorio in molte delle regioni dove il Pds ha governato e governa il territorio; la «posizione fortemente industrialista e produttivista» rivendicata con queste parole ancora pochi giorni fa a nome del Pds, da Michele Salvati su Repubblica e riprese con un piccolo ghigno come è nello stile dell'uomo dal Ministro Giugni sul Messaggero: («in Italia possiamo fare molte cose, opere infrastrutturali, innanzitutto. E mi dispiace per i Verdi, anche progetti di sviluppo delle reti di comunicazione»). I Verdi hanno messo in discussione l'idea stessa di progresso e la concezione ottimista e positiva della storia: concezione comune sia ai sostenitori dello svil4ppo capitalista che ai suoi critici marxisti. Attendo con interesse di conoscere da Leoluca Orlando quali nuove piste la Rete intenda percorrere, convinti come siamo che la stagione della questione morale, della cultura del dubbio e del sospetto, della lotta alla infiltrazione della malavita in politica stia giungendo rapidamente ad una metabolizzazione, non più contrastata, di questi valori nelle nuove regole. Sono curioso di conoscere i pareri di Rino Serri su quali prospet-
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