Il Bianco & il Rosso - anno V - n. 48 - gennaio 1994

{)!LBIANCO ~ILROSSO iiiiiil•ii Unprogramma,e unsimbolo perlascommessa di progresso di Giorgio Benvenuto L' elezione dei sindaci progressisti nelle maggiori città italiane, dove si è votato il 5 dicembre, offre alla sinistra una occasione storica che non può essere persa. Non raggiungere a marzo il 51 % significherebbe per i progressisti italiani consegnare il Paese ad una conservazione dai contorni ancora indefiniti, ma certamente ad alto rischio per le classi sociali deboli e medie. Nel costruire i consensi per il Governo della sinistra non è sufficiente la considerazione che la «sinistra non fa più paura»; o forse sarebbe meglio pensare a come rendere convincente la sinistra nei confronti, oltre che dei ceti deboli, di quel tessuto sociale e produttivo intermedio, i nuovi borghesi del Censis, che stanno uscendo dalla crisi con le loro forze e con la richiesta di ancorare la nuova società italiana ai valori dell' onestà, della responsabilità, dell'efficienza amica della solidarietà, ma avversaria di ogni assistenzialismo? La scommessa va dunque oltre i nodi delle alleanze, dei leaders, del necessario ricambio del personale politico. Con le prossime elezioni si 23 apre un periodo nel quale è in gioco la guida di un Paese che sta maturando valori, comportamenti, criteri di giudizio che hanno già giustiziato i modelli degli anni '80. Proprio per questo sono però pericolose le sbornie da successo elettorale. Lo schieramento progressista non ha certo nel suo pur ricco carniere già il 51 % dei consensi del Paese. Tutt'altro: proprio i dati elettorali delle elezioni amministrative se ci rincuorano sul piano politico e sociale in quanto hanno determinato il primo alt alla Lega e una solida diga contro la destra, ci consegnano un patrimonio di consensi che non va oltre il 40%. Si può crescere ancora, questo sì. E si può quindi gestire la fase terminale dell'ultimo grande rivolgimento della società italiana prima del Duemila con idee, proposte ed uomini della sinistra. Ma ci vuole un vero programma. Un programma che unisca nuovamente la società italiana su alcuni capisaldi che al tempo stesso siano in grado di disarticolare quell'insieme di esigenze e di domande che guardano a forze politiche e sociali come la Lega o la stessa destra di Fini. 1

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