{)l.LBIANCO ~ILROSSO iiiiiil•P - una riforma dei regolamenti parlamentari per fare del Governo il comitato direttivo della maggioranza, accentuando ancor più le riforme messe in atto dal 1981 in poi; - uno «Statuto dell'opposizione» più incisivo delle garanzie per le minoranze offerte in precedenza dalla proporzionale, di cui vorrei indicare i principali elementi: poteri di inchiesta su iniziativa di minoranze significative, elevazione dei quorum per l'elezione dei membri del Csm e della Corte di derivazione parlamentare, possibilità di ricorrere al referendum approvativo di riforme costituzionali in tutti i casi e non solo quando la maggioranza parlamentare non superi i due terzi, non modificabilità delle leggi elettorali nella parte finale della legislatura, limitazione dell'utilizzo della «questione di fiducia» ai soli contenuti del programma di Governo e mai comunque in materia di libertà civili e politiche. Si potrebbe poi pensare anche all'introduzione del ricorso preventivo alla Corte Costituzionale su iniziativa di minoranze significative, ma sono attentamente da valutare i pregi e i difetti. L'esperienza è stata in molti Paesi positiva: ha limitato effettivamente i rischi di arbitrio delle maggioranze (si veda ad esempio l'intervento del Conseil francese sul ritaglio dei collegi da parte del centro-destra nel 1986) ma vi è il rischio di immettere troppo direttamente la Corte nel circuito dell'indirizzo politico. Penso poi ad altri punti qualificanti come una modifica dell'istituto del referendum in due direzioni. Da una parte una regressione del loro uso dei referendum (con la previsione costituzionale di più forti limiti) e dall'altra una loro migliore funzionalità allargandone la capacità propositiva. Regressione nel senso che fino ad oggi erano uno «stimolo» al legislatore in una democrazia in cui era assente un chiaro vincolo di programma, domani in realtà il vero referendum sarà la scelta diretta delle maggioranze tra piattaforme programmatiche alternative per cui il referendum sarà uno strumento eccezionale di correzione. Allargamento della capacità propositiva nel senso che il referendum andrebbe collegato al- ]'altro strumento di «democrazia diretta», ovvero all'iniziativa popolare. Se il Parlamento non legiferasse in un congruo spazio di tempo su una materia su cui si è esercitata l'iniziativa popolare si potrebbe avere quindi un referendum di carattere propositivo (non su materie costituzionali) sul testo di legge popolare previa una raccolta di firme con un forte quorum. Si supererebbero così i limiti di iniziative legate a «ritagli» abrogati22 vi, esercitando meglio la funzione di «stimolo» al legislatore. Occorre poi prevedere una maggiore attenzione alla separazione dei poteri e non solo del potere: ciò porterà a diffondere alcuni contropoteri come le «autorità amministrative indipendenti» che hanno dato buona prova negli ordinamenti anglossassoni e che vengono da alcuni anni previste anche sul Continente europeo con discreti risultati. In particolare occorre prestare vigilanza ai rischi di concentrazione oligopolistica presenti in settori delicatissimi come quello dell'informazione. In questa ricerca di nuove garanzie costituzionalmente garantite occorrerà superare la formulazione obsoleta dell'art. 21 della Costituzione che ancora punta solo sulla garanzia della libertà «di stampa» dalle censure di polizia, non considerando che esiste anche un problema di libertà «della stampa» dalle concentrazioni (è prevista solo l'ininfluente possibilità di obbligare a rendere noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica) e che, inoltre, non contempla gli altri mezzi di informazione. A questi punti cardine possono collegarsi anche ulteriori priorità purché resti ferma la logica di fondo di individuare poteri e contropoteri di una moderna «democrazia maggioritaria». Un potere politico forte, capace di durare nel tempo, non è un obiettivo fine a se stesso: è la condizione indispensabile per varare grandi riforme economico-sociali. Vedo ad esempio come prioritaria la formazione di una grande «Agenzia del lavoro» sul modello di altri paesi capace di prevedere un salario minimo garantito, lavori socialmente utili, l'organizzazione di modalità sperimentali di lavoro interinale, di provvedere alla formazione e riconversione della manodopera. Dovrebbero confluire in tale Agenzia risorse provenienti da interventi spesso non efficaci e comunque concepiti in modo frammentario: la Cassa Integrazione Straordinaria, una formazione professionale spesso fasulla, il sostegno a imprese decotte, la torsione assistenzialistica degli istituti previdenziali (come i prepensionamenti), ecc. ecc. Un forte governo progressista ha la possibilità di varare il nuovo strumento non aggiugendolo ad altri, non realizzando un intervento per sommatoria che aumenta il debito pubblico e riduce l'efficacia, ma facendone una realtà realmente sostitutiva, iniziatrice di una nuova politica attiva del lavoro. Il programma istituzionale del polo progressista non è quindi un capitolo a parte, ma quello che consente di disporre i mezzi adeguati per una vera e propria ricostruzione nazionale.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==