{>!LBIANCO W.ILROSSO t+iiiiiliii h'é:fr':I'! V:- . salvezza contro quella della democrazia italiana, cioè rinnegare nei fatti la parte migliore della storia Dc, che è sempre consistita nel mettere il partito, nei momenti cruciali, al servizio degli interessi del paese: così avvenne nell'era degasperiana con l'opzione democratica, poi con quella repubblicana, quella atlantica, quella europea, fino alle indimenticabili parole di Moro all'assemblea dei gruppi parlamentari nel marzo 1978. Teorizzando il centrismo come terza via, la Dc scommette sul fallimento della democrazia dell'alternanza, scommette sulla persistenza di quel blocco consociativo che, dopo anni di onorato servizio, non rimosso tempestivamente, ha inquinato le istituzioni e portato il paese sull'orlo della rovina. Se, sciaguratamente, il tentativo democristiano riuscisse, se cioè si venisse fuori dalle elezioni senza una chiara maggioranza, ma con la necessità di riprendere il gioco estenuante delle mediazioni tra i partiti, per l'Italia le co- _sesi metterebbero male davvero. È possibile sperare ancora in un po' di lucidità politica, di intelligenza etica, di coraggio spirituale dagli eredi di tanti nonni (lasciamo stare i padri ... )? È possibile sperare che la preannunciata, ennesima Assemblea costituente del Ppi (a proposito: siete proprio sicuri che sia appropriato dare il nome di un partito che nacque insieme alla proporzionale ad una formazione politica che dovrebbe traghettare il patrimonio dei cattolici democratici nella democrazia maggioritaria?) sia non l'ulteriore rinvio, ma il momento 18 della scelta? Non la scelta tra vecchio e nuovo, come semplifica Rosy Bindi (e poi: sarà nuovo Emilio Colombo, coordinatore del «nuovo» partito in Basilicata?), ma la scelta tra destra e sinistra portando sia nell'uno come nell'altro dei due poli tutta la carica «moderatrice» (ovvero, guarda un po', di consapevolezza della complessità) di cui indubbiamente c'è bisogno? È possibile, insomma, sperare che un serbatoio così cospicuo di energie morali, intellettuali e politiche non resti congelato al centro, ossia nel luogo dell'assenza politica, ma rifluisca in ambedue i poli della politica italiana, per irrorarli entrambi? O davvero dovremo rassegnarci a vedere questo Ppi, che altro non sarebbe che il relitto della Dc, posto di traverso non solo alle speranze della democrazia italiana, ma anche a quelle di un futuro visibile e organizzato, ma nel rispetto del sistema maggioritario, quindi in modo polarizzato, per la presenza dei cattolici-democratici? Davvero volete lasciarci soli, amici di quella che un tempo non disdegnava chiamarsi «sinistra» Dc, e che teorizzava l'alleanza con un partito che si chiamava ancora «comunista», a rappresentare nel pqlo progressista la tradizione cattolico-democratica? Davvero preferite per voi l'alternativa sciagurata tra un successo del centrismo a prezzo della rovina del paese, e la salvezza del paese grazie al vostro suicidio? Terzo problema, per il polo di centro-destra: Berlusconi. Certo, l'immagine, la grinta e i mezzi del patron della Fininvest possono essere di grande aiuto al polo. Ma possono anche danneg-
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