{'.!J, BIANCO OIL, ILROSSO J;iikiil•ii nito dalla legge elettorale comunale fondata sul doppio turno, e sulla presa immediata della posizione (il takeover). Questo quadro non può invece essere fornito dalla legge maggioritaria a turno unico (con correttivo proporzionale) che regolerà le prossime elezioni politiche. Ammesso, e non concesso, che una qualche forma di polarizzazione si sia manifestata, sul piano locale, nelle elezioni amministrative nulla assicura che questa si riproduca, sul piano nazionale, nelle prossime elezioni politiche. Tutto qui. Questo vuol dire che la sinistra avrà comunque il grosso problema di raccogliere un ampio settore dei voti di centro, in un centro che non sarà sguarnito di pretendenti dichiaratamente centristi (come sarebbe invece in un sistema stabilmente bi-polare). Aggiungiamo che la frattura (il cleavage, direbbero i politologi) sulla quale si esprimerà il prossimo voto politico non sarà tanto quella destra/sinistra, e nemmeno quella federalismo/stato nazionale, sarà piuttosto quella ambigua, ma potenzialmente devastante, del vecchio/nuovo (già passata al filtro ironico degli acronimi, ovvero Vcr, vecchio che resiste, e Nca, ,nuovo che avanza). La sinistra dovrà in qualche modo accettare questa ambigua frattura, e non sarà facile. Ma allora conterà veramente poco la caratterizzazione di sinistra alle prossime elezioni? Servirà per vincere o contribuirà a far perdere? Saranno così ininfluenti i successi, gli esempi, delle elezioni di dicembre? Conteranno ma molto meno di quanto pensano alcune forze della sini- (_./ I/.. ..- . stra. Con una precisazione, riguardante gli sforzi di riorganizzazione della destra (ad esempio la alleanza possibile di lega e berlusconiani). All'interno degli obiettivi ormai non più impliciti di queste forze domina quello di «liberazione» della egemonia della cultura politica della sinistra, comunista in primo luogo, una egemonia, si dice, che dura ormai da un quarto di secolo. Tale obiettivo esplicito, ne nasconde un altro più implicito riguardante la connessa possibilità di «liberarsi» anche da ampie parti della protezione sociale, e dai connessi vincoli, innanzitutto sindacali. Il primo obiettivo, esplicito, costituirebbe il veicolo culturale, e in parte ideologico, per il secondo, più implicito. Obiettivi di questo tipo sembrerebbero richiedere, di risposta, una caratterizzazione di sinistra. Certo, ma con un rischio: il rischio della sinistra di indignarsi solo per il primo, lasciando più sotto silenzio il secondo. Un rischio grave per uno schieramento che deve conquistarsi una parte dei voti di centro. Un centro che, ritengo, è più disposto a condividere il primo obiettivo di «liberazione» che il secondo. Un effetto perverso, potrebbe essere causato anche da un eccesso di tranquilizzazione emanante dal Pds (dagli excomunisti come si sentirà sempre più spesso dire), una atmosfera che potrebbe essere avvertita come uno sgradevole effetto di patronage. Un patronage che sarebbe inevitabilmente stritolato da quella frattura vecchio/nuovo, sulla quale, piaccia o meno, saranno chiamati a esprimersi gli elettori. 1 !f 'r-:-- } ( / I ( ~~~~~" ~"--...- ./,, 12
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