{'!LBIANCO """'ILROSSO iilkiiliii 5dicembre: èstatavera lavittoriadellaSinistra? di GianPrimoCella olti, soprattutto i grandi quotidiani, doM po le elezioni del 5 dicembre hanno usato una espressione di commento piuttosto inconsueta nella storia repubblicana, e comunque in.passato sempre limitata alle fonti giornalistiche di partito. L'espressione era netta, inquietante per non pochi settori della società: vittoria della sinistra! Chiunque sia interessato alle vicende politiche italiane, per scopi analitici o per fini operativi, deve innanzitutto valutare l'attendibilità di questo commento. Non esito a proporre la mia valutazione, che cercherò poi di argomentare: il giudizio sulla vittoria della sinistra non è del tutto attendibile ed anche qualora lo fosse, da esso non potrebbero essere tratte quelle conseguenze sul piano più generale che in altri tempi sarebbero state plausibili, anche se non certe. Conseguenze del tipo: oggi a Roma, Napoli, Genova, Venezia, Trieste, domani in Italia. Vediamo di esporre la prima perplessità. Certo non si può negare che in queste città abbia vinto uno schieramento elettorale formato in prevalenza da forze, tradizionali e nuove, della sinistra, che ha visto quasi sempre nel Pds la componente più numerosa ed organizzata. Tuttavia non si può negare che in molti casi il sindaco eletto avrebbe potuto essere accettato anche da uno schieramento di centro-sinistra, se non di centro. L'eccezione è rappresentata dal caso di Napoli, ma in questo caso l'appartenenza del sindaco eletto al tradizionale apparato politico-partitico ex-comunista era ampiamente compensata dalla corsa, sul fronte opposto, di un candidato, (o meglio, candidata) francamente impresentabile. Inoltre non mi sembra che le campagne 11 elettorali siano state condotte all'insegna di quella caratterizzazione di sinistra che ha segnato altre campagne più o meno lontane nella storia della Repubblica. Le forzature di tipo «antifascista» o «anti-co~unista» sono state tentate, ma solo in piccola parte accolte dall'elettorato. Ed anche la forzatura che appariva più fondata e condivisibile, quella anti-fascista, non sembra sia stata molto efficace, visto il successo di voti ottenuto dal candidato del Msi a Roma. Tali rilievi non sono marginali, e conducono a ridimensionare il giudizio certo di vittoria della sinistra, nel senso tradizionale che la parola assume. Quello che sicuramente hanno messo in luce le ultime elezioni amministrative, come ha ben rilevato Renato Mannheimer, è il premio concesso alla capacità di costituire alleanze. Hanno vinto, insomma, gli schieramenti fondati su alleanze che presentavano (con l'eccezione di Napoli) candidati in grado di fornire garanzie all'alleanza nel suo insieme, e perciò anche ai membri minori. Qualcuno a questo punto potrebbe osservare che stiamo, attraverso questi rilievi, semplicemente assistendo al sorgere di una sinistra moderna, capace di costituire un polo di alternanza, in un sistema ormai definitivamente bi-polare. Sarebbe bello ma non è così. Il sistema è solo in via di bi-polarizzazione, ed è ancora lontano dalla configurazione finale (la leggenda dei due poli, si intitolava un intervento recente del maggior politologo italiano, Giovanni Sartori). Come tale, sembra elementare ricordarlo ancora, il sistema ha bisogna di un coerente quadro istituzionale, che «costringa» le scelte elettorali dei cittadini in senso bi-polare. Questo quadro è for-
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