{)!LBIANCO ~ILROSSO iiikidliM che tra partiti non è certo la stessa di quella necessaria per i militanti dello stesso partito! Perciò non si tratta di rinnovare, di rifondare qualcosa, ma di avviare un progetto radicalmente nuovo. Quando De Gasperi fondò la Democrazia cristiana non rinengò affatto l'esperienza popolare e sturziana, ma ne propone una programmaticamente e teoricamente nuova che reputava necessaria in un determinato momento storico. Lo stesso De Gasperi non vedeva la storia come qualcosa di fisso e di immutabile e mi scrisse molti anni fa «verrà un giorno nel quale sarà fatale la formazione di un movimento cristiano conservatore e di uno "labourista"»! La ricerca dell'unità rischia di essere oltre che un feticèio oggi qualcosa di impraticabile e pericoloso perché fa ritardare decisioni urgenti con il rischio di vedere forze determinanti ai margini della storia. È necessario un nuovo soggetto politico. È chiaro che questo va fatto non nella vecchia logica partitocratica ossia di partiti burocratici tendenti a occupare sul piano sociale e organizzativo tutto lo Stato, nel quadro di una democrazia bloccata. Oggi i partiti debbono tornare ad essere realmente dei veri e propri movimenti di opinione. Ed anche le alleanze vanno fatte con grande disponibilità, senza rigidità, alla luce delle nuove riforme, sul piano elettorale, che spingono a convergenze più o meno vincolanti. E tutto questo è possibile, per tutti, ma certamente per dei cristiani, su basi etiche e teoriche chiare, con programmi politici precisi e determinati, avendo cioè la possibilità di un confronto su posizioni autonome sul piano ideale ed organizzativo. Debbo dare atto agli amici del Movimento Cristiano-Sociale di aver fatto una lucida analisi della realtà politica tirandone delle conseguenze politicamente valide. Essi hanno rivendicato l'importanza di un movimento di ispirazione cristiana per la peculiarità che ha la tradizione cattolico-democratica sul piano del solidarismo, della difesa dello stato sociale e della difesa dei valori che fanno della politica una realtà fondata sulla morale. Ma proprio per questo essi si sono posti, con coraggio, il problema che le alleanze vanno fatte non in base a modesti calcoli elettorali o di difesa di interessi particolari, ma sulla base di precisi programmi e di scelte precise. Essi vogliono combattere il vecchio pregiudizio che i cristiani siano sempre con una rivoluzione di ritardo, nel momento in cui invece la Chiesa e i cristiani sul piano sociale spesso sono all'avanguardia e vogliono combattere l'altro vecchio pregiudizio che il cristianesimo sia sinonimo di moderatismo. Le alleanze vanno fatte con coraggio e in dife-- sa di precisi programmi. Io credo, come credono Camiti e Gorrieri, che la difesa di quanto è rappresentato storicamente dal solidarismo cristiano e dalla tradizione cattolico-democratica sul piano sociale non possa essere difeso in una coalizione di centro o di centro-destra e che non si possa lasciar credere che la sinistra sia una realtà nella quale i cattolici non possono operare con coraggio forti di una tradizione ed un insegnamento che li mette al sicuro da ogni strumentalizzazione. Qui è Rodi, qui dobbiamo saltare.
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