{)!.L BIANCO ~ILROSSO iii•iiliii politica è una tentazione più che mai comprensibile, ma che avrebbe esiti elettorali disastrosi. È comprensibile perché le minacce esplicite delle Leghe sono inquietanti, anche se si può credere che il seguito che ritrovano all'interno dell'elettorato leghista sia per il momentq ancora limitato. Nella probabilità remota che una parte di tale minacce si concretizzi (governo del Nord, secessione ecc.) non si potrà però dire di non essere stati avvertiti. È anche per questo che uno scenario siffatto andrebbe preso in considerazione dai politici italiani. Tuttavia la frattura più forte ed efficace sulla quale la Lega richiama i suoi elettori è quella nuovo/vecchio. Un fronte anti-lega potrebbe perciò facilmente essere additato, e interpretato, come l'adunata del vecchio alla difesa del «corrotto sistema partitocratico». Sarebbe la fine. La competizione dovrà essere più sottile, anche se non meno dura e dovrà avvenire specie sulle questioni sopra le quali la Lega gode ormai di un indubitabile avviamento. Se la collocazione di centro conduce di norma alla sconfitta nei sistemi bi-polari, non bisogna tuttavia dimenticare che il nostro è un sistema in formazione, solo destinato in futuro a diventare pienamente bi-polare. Il rischio è che si verifichi un addensamento al centro, in qualche modo favorito, nelle elezioni politiche, dal meccanismo a turno unico. In breve, lo «schieramento progressista» corre il rischio di compiere scelte costose, che non incontreranno il beneficio necessario per battere il rivale sulla destra. In tale prospettiva potrebbe essere necessario accentuare l'opzione di centro, con il rischio di perdite ancor più rilevanti sulla sinistra. Un gioco complicato, non c'è che dire. 8 Sul ruolo del pubblico e dell'intervento statale il polo dovrà scontare non solo la crisi generale dei rapporti fra sinistra e pubblico che ha attraversato tutti gli assetti liberal-democratici. Dovrà fare i conti, nell'ambito italiano, anche con le conseguenze della fine del sistema consociativo, con i suoi effetti sul piano della corruzione politica. Sarà costretto, per molti aspetti, ad adottare posizioni se non anti-stataliste, almeno di forte ridimensionamento dell'intervento pubblico. Ma non sarà facile. Nel medio periodo potrà poi riassumere posizioni più consone a1la sinistra media europea. Dovrà avere l'intelligenza, come diceva Leibniz, di «reculer pour mieux sauter». Ma non sarà semplice adottare una strategia simile sotto la pressione della rivolta fiscale cavalcata dalle leghe. Come si è visto l'identità, la strategia, le definizioni, di uno «schieramento progressista» non sono, non possono essere scontate, o ben determinate. I rischi di perdite elettorali, specie sulla sinistra, sono notevoli. Ma potrà guidare e rappresentare tale schieramento solo chi si assumerà pienamente tale rischio. Compiendo le scelte coerenti sul piano della presentazione della liste e dei candidati. D'altra parte quello che è qui in gioco è il governo della transizione, non un buon esito elettorale. Chi è interessato solo al secondo, si potrà accontentare delle vecchie identità politiche, pur malconce che siano. Ad alcune di esse la sopravvivenza sarà assicurata dal basket nazionale (il 25% dei seggi). A vincere le elezioni, o a dire di averle vinte, saranno come sempre in molti (anche con la nuova, pessima, legge). A governare saranno in pochi. Menodi prima. -
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==