Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 46/47 - nov./dic. 1993

{)!LBIANCO Ol..ILROSSO Dopol'impegnoufficialel'Olp attendei fattinuovi Intervista NemerHammad La speranza suscitata dall'accordo di pace, come la vivete in questo momento? «Gli accordi firmati tra lo Stato di Israele e l'Olp sono contenuti in due documenti. Il primo riguarda il reciproco riconoscimento. Ora, dopo tanti anni di rifiuti, Israele riconosce che l'Olp è il legittimo rappresentante del popolo palestinese. Il secondo riguarda la dichiarazione dei principi. In questa dichiarazione dei principi ci siamo accordali per una fase transitoria che durerà massimo cinque anni. La prima fase, che inizia subito, è conosciuta come Gerico I. Questo non significa cerio che siamo già arrivali alla pace, c'è ancora una lunga strada da fare. Come applicare gli accordi? In modo particolare come applicarli riguardo al ritiro israeliano da Gaza e Gerico come una prima fase? Ci sono tante difficoltà perché gli israeliani nei negoziali che si svolgono in Egitto, stanno creando moltissimi ostacoli, perché loro ripresentano un tipo di ricollocamento delle loro forze armate, a Gaza in particolare, e non il ritiro da Gaza. L'altro problema riguarda in particolare gli insediamenti: gli israeliani vogliono che i coloni che vivono a Gaza ad esempio, e che sono 3000 rimangano sul posto. E non basta: vogliono che resti un esercito per proteggere questi coloni. E ancora: i coloni e l'esercito debbono poter usare gran parte del territorio di Gaza. Questo tenendo conto che l'area è di circa 360 kmq, vorrebbe dire che si creerebbero a Gaza tante piccole isole dove vidi Giovanni Gennari vono i palestinesi, ma che il controllo totale rimane agli israeliani. Questo è davvero il grande problema che in questo momento è sul tavolo delle trattative». Quindi la situazione è meno rosea di quanto poteva apparire al momento dell'accordo «La cosa buona è l'impegno reciproco. Da un rifiuto reciproco verso la nuova fase di riconoscimento reciproco. Tutto il resto è ancora come prima, con tutti i problemi concreti. Per questo è importante che l'opinione pubblica mondiale e le forze che amano la pace sappiano che c'è ancora grande necessità della loro solidarietà, del loro aiuto della loro pressione, per arrivare ad una pace giusta e umana». All'interno di questo grande problema, c'è il problema Gerusalemme. Se lei potesse decidere e sognare da solo, come vorrebbe fosse regolato lo status giuridico di Gerusalemme? «Èassolutamente inaccettabile la posizione israeliana che dice che Gerusalemme unita è capitale eterna di Israele, perché la parte orientale di Gerusalemme è stata occupala nel '67 e questo problema è alla base di tutta la trattativa. La risoluzione 242 dell'Onu impone il ritiro dai territori occupali nel '67. Gli israeliani non hanno nessun diritto di dire che non si ritirano da Gerusalemme. Il secondo puntoriguarda l'aspetto religioso del problema Gerusalemme. Gerusalemme è la città santa per tutte e Ire le religioni. 77 Quando gli israeliani dicono che Gerusalemme riguarda loro, la risposta deve essere no, sia da parte cristiana che da parte musulmana. In questo caso la realtà diventa un problema religioso. Questo è il problema unico che i fondamentalisti vedono riguardo a Gerusalemme. Noi invece riconosciamo la particolarità religiosa, ma anche la particolarità nazionale di Gerusalemme. Questa riguarda gli israeliani e i palestinesi, e in questo caso Gerusalemme può essere capitale di entrambi gli stati. I Luoghi santi invece debbono avere uno statuto internazionale per tutte e Ire le religioni». Diciamo allora ... il Tempio di Gerusalemme sotto il controllo israeliano. i Luoghi santi cristiani sotto il controllo cristiano, la Moschea di Omar sotto il controllo arabo? «No. Gerusalemme ovest e Gerusalemme est. La parte ovest può essere capitale di Israele, la parte est capitale dello Stato palestinese. Due consigli comunali, uno per ciascuna parte, e un consiglio comunale superiore per tutta la città. Riguardo ai Luoghi santi, che sono nel centro, essi possono essere un patrimonio che può aiutare il dialogo islamico-cristiano-ebraico. E così Gerusalemme diventa come due cose in una, un simbolo di una unità più profonda». Gli sviluppi recenti all'interno del governo israeliano non sono molto promettenti. o sbaglio? «Noi speriamo che la Comunità inler-

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