D!LBIANCO ~ILROSSO Biogeneticae clonazioneU. na questionedaaffrontarse riamente di AntoniaCarlino na covata di sauropodi del cretaceo infeu riore, abilmente riportata in vita da biogenetisti, tanto bravi quanto disinvolti costituisce il cuore di una delle ultime pellicole di maggiore successo commerciale. La citazione semplifica l'impatto emotivo suscitato da qualsiasi approccio, anche il più superficiale, alla manipolazione genetica e ai mostri da essa partoriti. Impatto emotivo reso più vivo e attuale dalla notizia della clonazione umana. Certamente i dottori Hall e Stilmann, al Congresso di Fertilità e Sterilità umana, hanno riferito solamente di aver applicato all'uomo quella che è una tecnica di divisione embrionale, già da diversi anni, utilizzata in zootecnia. Taie tecnica segue il modello dei gemelli omozigoti, peraltro comune in natura, quando un unico uovo fecondato si suddivide spontaneamente e da origine a due soggetti geneticamente identici, nei quali cioè il patrimonio ereditario non è stato prima rimescolato. Il fenomeno si verifica spontaneamente solo quando l'aggregato pre-embrionale conta meno di 16cellule. Per sottolineare quanto sia frequente in natura tale modello basta ricordare che i gemelli sono monozigoti nel 30% della gavidanze bigemine umane. La divisione embrionale ripropone la duplicazione cellulare, appannaggio riproduttivo asessuale degli esseri unicellulari di molte specie vegetali e animali inferiori; tuttavia non rappresenta per gli esseri superiori una vera scelta di riproduzione ma solo un incidente, una possibilità secondaria di questa scelta, che rimane vincolata in modo prioritario a quella sessuale, che nella storia della evoluzione, con la continua ricombinazione di caratteri ereditari, si è rivelata vincente per la maggior possibilità di sopravvivenza e di continuazione della specie. 60 È chiaro come la divisione embrionale, naturalmente ottenuta o operata con bisturi e micropipetta, è cosa ben diversa dalla clonazione vera e propria, in quanto in quest'ultima il meccanismo riproduttivo non riguarda la cellula germinale (gamete), ma la cellula adulta cioè la cellula somatica già differenziata e opportunamente trapiantata in una cellula uovo. Solo in questo caso si potrebbe parlare di uomini fotocopia. Ciò non toglie che l'effetto «replicanti» sia intrinseco anche alla divisione embrionale. Se la notizia della clonazione umana può essere considerata impropria e approssimata anche nell'ambito di una informazione spettacolare, essa però ha avuto il merito di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su problemi che altrimenti sarebbero stati oggetto della riflessione di pochi addetti ai lavori, magari in ritardo rispetto al rapido evolversi delle conoscenze nelle applicazioni biotecnologiche. Pomodori che non marciscono, mucche e pecore transgeniche ecc. sono presenti e a livello di brevetto e nelle fattorie e non destano nè stupore nè inquietudine; reazioni legittimamente diverse ci sono quando invece le biotecnologie vengono applicate alla sfera della riproduzione umana. Dalla prima nascita, nel 1978di Louise Brown, mediante tecnica di fertilizzazione in vitro sono passati pochi anni. Ma da allora la vita in provetta ha preso piede. Dalla inseminazione intratubarica al prelievo degli ovociti, alla microiniezione degli spermatozoi negli ovociti, il congelamento dei gameti e degli embrioni è diventato sempre più frequente, evidenziando come tali metodiche, il più delle volte mutuate dalla medicina veterinaria per la selezione di una razza bovina o ovina, siano diventate delle vere e proprie bombe ad orologeria.
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