Il Bianco & il Rosso - anno IV - n. 46/47 - nov./dic. 1993

{)!LBIANCO W.ILROSSO Pi•iiliii saranno coerenti con quelle che deriveranno dalle preferenze politiche dei cittadini nel corso della seconda repubblica. Le scelte, per così dire, saranno quelle corrispondenti ad un sistema bi-polare, costruito attorno alla tradizionale, ma ancora solida polarità destra-sinistra. Vorrei dirvi che di fronte alla minaccia per molti aspetti eversiva del localismo politico (una minaccia non solo ai principi costitutivi di fondo degli assetti liberal-democratici, ma anche alla stessa unità nazionale) è più che mai necessaria una contrapposizione netta e unitaria, della quale non potrà che essere protagonista il polo progressista. Un polo che, da questo punto di vista, potrebbe anche assumere la denominazione di «unità repubblicana». Vorrei dirvi che nei sistemi bi-polari (o in via di bi-polarizzazione) le posizioni, o i raggruppamenti, di centro sono destinati alla sconfitta. Quello che infatti otterrebbero al centro sarebbe ben poco rispetto a quello che sarebbero costretti a perdere sulle ali, vista la eccessiva lontananza da queste. Se questo è certo è altrettanto certo però che le competizioni elettorali si vincono al centro, cioè da liste che riescono il più possibile ad assicurarsi voti al centro e a strapparne all'avversario senza allontanarsi in modo irrimediabile dalle proprie posizioni di partenza. Senza cioè subire troppe perdite sulle proprie ali estreme. In questa prospettiva il polo progressista do6 vrebbe configurarsi come un raggruppamento di sinistra fortemente sbilanciato verso il centro. Vorrei dirvi che il polo progressista non potrà perdere la sua fiducia nell'intervento pubblico, specie nei suoi compiti di costruzione e di rafforzamento della cittadinanza. Compiti che continuano ad essere raggiungibili solo in un quadro rafforzato, anche se ampiamente ridefinito e riqualificato, dell'intervento pubblico. Compiti redistributivi che saranno possibili solo a seguito di un adeguato, capillare, rigoroso prelievo fiscale. Su questi piani i progressisti continuan0 a ritenere che le inadeguatezze e i fallimenti del mercato si rivelino superiori ai suoi innegabili meriti. Questo vorrei dirvi. «Vorrei ingannarvi, ma non mi credereste». Questo mi piacerebbe dire, ma non posso. E spero di non aver rappresentato in modo caricaturale questi caratteri per meri fini retorici, di argomentazione. La rappresentazione mi sembra tutto sommato plausibile. Servirà almeno per capire le credenze, o i giudizi, da evitare. A questo punto sappiamo cosa il polo progressista non potrà essere. Non è poco, almeno per questo momento della transizione italiana. Veniamo per prima al nome, alla identità esplicita, al «progressismo». Sappiamo che la corrispondenza biunivoca fra sinistra e progresso non è più scontata. Pensiamo ai fronti di rottura e di conflitto che si aprono su molte vicende, come quelle legate alla difesa di posti di lavoro

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==