.{)!L BIANCO ~ILROSSO J;iiki;i•NM una scelta repubblicana e di una revisione della parte economica e sociale delle Idee ricostruttive stese da De Gasperi alla luce delle tesi Cristiano-Sociali. Bruni rifiutò sia perché riteneva che le possibilità di un'azione progressista sarebbero state piuttosto limitate all'interno di un partito unico dei cattolici, dalla linea politica troppo moderata e in stretto collegamento con la gerarchia ecclesiastica, sia perché riaffermava, per i Cristiano-Sociali, una precisa individualità (come partito di sinistra ad ispirazione cristiana) e ribadiva la disponibilità - senza escludere future convergenze con la Dc su singole questioni - a collaborare con le altre forze di sinistra. Indicativi di questo orientamento sono i patti di unità d'azione che i Cristiano-Sociali stipularono a Roma nell'autunno del 1943 con il Partito socialista italiano di unità proletaria socialista e a Firenze ai primi del 1944con il Partito d'azione di Toscana. L'8 settembre significò, anche per i CristianoSociali, il ritorno alla clandestinità e segnò - nonostante le polemiche con il Cln centrale, del quale essi criticavano la tendenza ad esercitare il monopolio della politica e, dopo la svolta di Salerno, l'atteggiamento di debolezza nei confronti della monarchia - l'inizio della loro attiva partecipazione alla Resistenza in collaborazione con tutte le forze antifasciste (compresi Alleati, monarchia e Cln). 53 Nel periodo compreso tra la liberazione di Roma del 4 giugno 1944 e le elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 giugno 1946 il movimento Cristiano-Sociale - ormai diventato partito - subiva una grossa crisi dovuta al passaggio di molti suoi militanti alla Dc, ma causata soprattutto dalla confluenza nel Partito della sinistra cristiana dei più preparati ed attivi quadri romani (tra i quali Gabriele De Rosa e Pio Montesi) che, aderendo all'iniziativa promossa dall'ex movimento dei cattolici comunisti (di Franco Rodano, Adriano Ossicini e Fedele D'Amico), cercavano così di promuovere una forza politica unica dei cattolici di sinistra da opporre alla Dc. Bruni riuscì però a mantenere il controllo della base del partito ribadendo la sua scelta per una pluralità di partiti «cristiani» e per un'azione politica autonoma. Nel convegno nazionale che si tenne a Firenze il 17-19 maggio 1946, oltre ad una riorganizzazione degli organi direttivi e ad un nuovo statuto del Partito Cristiano-Sociale, veniva approvato il programma con le proposte per la nuova costituzione. Partendo da una decisa scelta per la Repubblica, si poneva in primo piano la questione della aconfessionalità dello Stato, da intendersi come abolizione della differenza fra religione di Stato e culti tollerati. Largo spazio veniva dato ai diritti che dovevano essere sanciti: in primo luogo quelli che determinavano la li-
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