D!LBIANCO a.l., ILROSSO Qiiiil•P di Gerardo Bruni del regime fascista. Da un lato, infatti, in accordo con il pensiero di Maritain, il fascismo era visto da lui come naturale conseguenza del lungo processo di secolarizzazione che aveva portato ad uno smarrimento dei fondamentali «valori» della società cristiana medievale. Ma in un'analisi di più breve periodo, esso veniva ricollegato direttamente alla scelta compiuta dai ceti dirigenti, nel periodo di crisi del primo dopoguerra, di accordarsi con i movimenti fascisti e di destra (di qui il binomio monarchia-duce), per poter rispondere alla sempre più crescente pressione delle masse popolari per ottenere un diverso peso nell'economia e nelle istituzioni. Gli obiettivi di riforma della società e dello Stato alla base dell'impegno Cristiano-Sociale, trovarono quindi una loro formulazione organica proprio nel programma approvato nel corso del primo «congresso» clandestino del movimento, del 27-28 marzo 1943. Nella formula iniziale di «nuovo umanesimo» e poi in quella di «socialismo personalista e comunitario» si sarebbe condensata la prospettiva dei Cristiano-Sociali. Tradotta in proposte, questa avrebbe dovuto conretizzarsi in una radicale riforma degli ordinamenti economici tendente a realizzare l'abolizione delle classi sociali, attraverso la generalizzazione della proprietà e la socializzazione della gestione per mezzo di cooperative e consorzi, con la partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle imprese. Un altro aspetto fondamentale era la previsione di limiti da porre al potere politico, non solo per il rispetto dei diritti civili e sociali della persona (di associazione, di stampa, di insegnamento, di religione), ma anche di quello delle «naturali autonomie» delle organizzazioni economiche e del lavoro, della famiglia, del comune e della chiesa cattolica (al52 la quale, peraltro non venivano riconosciuti diritti particolari rispetto a quelli delle altre formazioni sociali). Elemento che caratterizzava queste formulazioni era il fondamento laburistico dei diritti politici, cioè la subordinazione del loro esercizio allo svolgimento di un'attività o funzione socialmente utile. Una federazione europea dotata di poteri sovranazionali, infine, avrebbe dovuto regolare le relazioni internazionali sulla base del disarmo, della libertà degli scambi e del diritto per tutti i popoli all'accesso delle materie prime. Con il congresso di Roma della primavera del 1943 si chiudeva la prima fase di vita clandestina, dei Cristiano-Sociali. Durante questo periodo il movimento era uscito dal ristretto ambito romano, estendendosi a livello provinciale. A Treviso, a partire dall'ottobre del 1942, un ex deputato popolare e sindacalista bianco, Italico Corradino Cappellotto, aveva riunito attorno a sé un gruppo di intellettuali e professionisti che avevano elaborato un programma di ricostruzione economica, politica e istituzionale. Il gruppo di Livorno, invece, nasceva - tra il 1942 e il 1943- intorno al circolo della Fuci, per iniziativa di don Roberto Angeli e don Amedeo Tintori. Le basi della costituzione del gruppo di Genova - dove si realizzò successivamente la convergenza nella Dc tra Cristiano-Sociali ed ex popolari - vennero gettate da Paolo Emilio Taviani, dopo una serie di incontri da lui avuti tra l'autunno del 1942 e la primavera del 1943 con Gerardo Bruni a Roma. E fu lo stesso Taviani ad insistere - nel corso dell'estate del 1943 - per l'adesione di Bruni e dei suoi compagni alla Democrazia Cristiana, con l'obiettivo di rafforzare la componente di sinistra interna al partito di De Gasperi, prospettando - in cambio - la possibilità di
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